Milan

Dialogo fra un Milanista Pazzo d’Amore per Gattuso e un suo Detrattore

28 Maggio 2019

Gattuso

MPd’ApG: «E così Gennaro Gattuso lascia il Milan e rinuncia a due anni di stipendio, per un totale di quattro milioni netti, otto lordi. Partiamo da qui, altrimenti è inutile. Partiamo da un gesto quasi surreale in un mondo in cui nessuno rinuncia a un centesimo, nemmeno in presenza di fallimenti conclamati e costosi. Basterebbe questo. Basterebbe questo a dire “siamo in presenza di un uomo eccezionale, che ha dei valori, che ama il Milan più delle sue tasche. Un uomo così DEVE trovare spazio nella nostra organizzazione, a qualsiasi costo”. Fine della discussione, ciao».

D: «No, no, aspetta. Come, ciao? Certo, ok, mi hai dimostrato che Gattuso è un grande tifoso del Milan. E allora? Anche io e te lo siamo: e ogni anno fra stadio e Sky ci mettiamo parecchi soldini, per le nostre possibilità. Perdonami, ma questo non basta per fare l’allenatore di una squadra che punta alla Champions».

MPd’ApG: «Guarda che forse ti sfugge qualcosa. A differenza di te e di me, a meno che tu sia Paolo Maldini e non mi pare, Gattuso ha alcuni piccoli meriti: ha vinto due campionati italiani, una Coppa Italia, due Supercoppe Uefa, due Supercoppe di Lega, due Champions League, un Mondiale per club, un Mondiale per nazioni. Quindi è un vincente e conosce il calcio come pochi e il Milan meglio di chiunque. Ti pare poco?».

D: «Sì, sì. Ma da allenatore, che cosa ha fatto?».

MPd’ApG: «Da allenatore Gattuso ha molto da imparare e per i suoi trascorsi pre-Milan rimando a questo post per non annoiare i nostri lettori. Però ti ricordo che nell’anno appena concluso è arrivato al quinto posto (miglior piazzamento dopo Allegri, e alla fine dei primi tempi dell’ultima partita era terzo), avendo gestito nell’ordine:

  • Un cambio di proprietà e di management
  • Un vuoto manageriale di sei mesi (Ivan Gazidis è arrivato a gennaio)
  • La crisi di identità di Bonucci, che avrebbe dovuto essere il leader caratteriale della squadra
  • La crisi di identità di Higuain, che avrebbe dovuto essere il leader tecnico della squadra
  • L’infortunio di Bonaventura, che sarebbe stato il vero leader tecnico della squadra
  • Una serie di infortuni e/o squalifiche che hanno colpito spesso coppie di giocatori omologhi (due attaccanti, due difensori centrali, due centrocampisti), con il risultato che abbiamo visto Abate centrale (neanche malissimo, fra l’altro), Calabria mezzala, Castillejo prima punta.
  • Una rosa non da primi posti.
  • Un bombardamento mediatico per cui dal primo minuto lui era una specie di intruso e il “vero” allenatore del Milan avrebbe dovuto essere Conte, senza che NESSUNO in società sentisse il dovere morale di difenderlo».

D: «Ussignùr. Persino l’elenco puntato del martirologio di Gattuso mi sono dovuto sorbire. Ma guarda che nessuno lo manda via. È lui che lascia, e verosimilmente lo aveva deciso due mesi fa, quando disse la famosa frase (malaccorta) “fra due mesi saprete tutto”».

MPd’ApG: ««È vero, se ne va lui. Per il poco che se ne sa i motivi sono due: divergenze tecniche e troppa esposizione (“non voglio lasciarci le penne”, ha detto in conferenza stampa già dopo la partita con la Spal). Ma questo non assolve affatto la società dalle sue colpe, anzi».

D: «No? E perché?»

MPd’ApG: «Primo: Gattuso è stato lasciato solo, ad assumersi tutte le colpe. Una società seria lo avrebbe protetto, lo avrebbe schermato, gli avrebbe impedito di andare in burnout. Ma chi poteva farlo, in concreto? Leonardo (che viene dipinto come “nemico” di Gattuso ma poi lascia il Milan lo stesso giorno a apparentemente per le stesse ragioni tecniche)? Paolo Maldini, che a dispetto della sua magniloquente carica di “Direttore sviluppo strategico area sportiva” non ha parlato per un anno? Ivan Gazidis, che non c’era e se c’era non capiva la lingua? Male, molto male: lasciare che il proprio dipendente migliore accumuli una quantità di stress tale da portarlo alle dimissioni è prova certa di incapacità manageriale».

D: «Resta la questione tecnica: se hanno visioni diverse prevale quella della società. È giusto, per Gattuso come per qualsiasi dipendente di una società».

MPd’ApG: «Vero. Ma per quel poco che ne sappiamo Gattuso avrebbe chiesto giocatori d’esperienza (“di categoria”, li ha definiti lui). Gazidis gli ha risposto che il Milan punta su giocatori giovani. Ma è possibile che basti questo per dirsi addio? Che non si trovi un punto di mediazione? Anche perché – paradossalmente – hanno ragione entrambi. Ha ragione Gazidis quando dice che bisogna prendere talenti giovani che costano poco e si rivalutano nel tempo: non ne possiamo più dei costosissimi parametri zero di Galliani. Ma ha ragione anche Gattuso quando dice che con una squadra di soli giovani non si va da nessuna parte. E sai chi lo dice? La squadra rivelazione del mondo nella stagione 2018/2019. Si, caro: proprio l’Ajax. Età media bassa, ma non bassissima: contro la Juve (forse una delle più entusiasmanti prestazioni calcistiche degli ultimi anni) era di 24,63 anni. Perché accanto ai De Jong (’97), ai Van de Beek (’97), ai De Ligt (’99), l’Ajax – che sa il fatto suo – ha un’ossatura composta da Daley Blind (’90), da Lasse Schone (’86), da Dusan Tadic (’88). Uno per reparto, una vera spina dorsale. Giocatori maturi, esperti: e non mi pare che questo impedirà all’Ajax di continuare a fare plusvalenze mostruose. E allora, se fosse questo che Gattuso ha chiesto a Gazidis (oltre a un po’ di protezione)? Dammi tre giocatori esperti, uno per reparto, perché quest’anno ci ha dimostrato che dopo il derby sono saltate le menti, i cuori, e questi – e non la stanchezza – hanno fermato le gambe e la tecnica».

D: «E vabbè. Il Milan sopravviverà a Gattuso, che questo gran gioco, comunque, non lo ha mai fatto vedere».

MPd’ApG: «Certo. Ma oggi resta un giorno triste perché il Milan perde, nell’ordine: un grande uomo; un grande milanista; un grande campione; un allenatore non esperto ma certamente serio e preparato. Uno così va fatto crescere insieme alla società. Anzi, sai che ti dico? Che spero che Gattuso possa tornare presto al Milan, più maturo e meno vulnerabile, e questa volta restarci per molti anni, anzi, per sempre, un Ferguson rossonero, e poi quando si ritira diventi presidente».

D: «Eh, là. Per sempre! Pensa invece a chi potrebbe essere il prossimo allenatore».

MPd’ApG: «No, oggi no. E comunque non dire quel nome, ti prego…».

D: «Chi? Simone Inzaghi?».

MPd’ApG: «Ma vaffanculo, va’».