Calcio

I misteri del Milan. Ovvero: chi gioca trequartista?

22 Ottobre 2013

Quanti trequartisti ci sono nel Milan? Se per gran parte della popolazione questa domanda è priva di interesse e forse anche incomprensibile, per chi è un po’ appassionato di calcio può avere un suo fascino. Diciamola in altri termini: non vi pare, che con tutto il parlare che se ne fa, a volte le squadre di calcio sembrano costruite un po’ a casaccio?

Passo indietro. Esistono due tipi di squadre: quelle nelle quali viene scelto un allenatore, il quale ha un’idea di gioco e per realizzarla sceglie alcuni giocatori fra quelli già presenti in rosa e quelli sul mercato, in modo da ritrovarsi con il risultato finale di (circa) 23 giocatori, di cui tre portieri e venti giocatori di movimento, due per ogni ruolo. Chiaro, no?

Ancelotti

Poi ci sono le squadre in cui qualcuno compra dei giocatori, forse perché sono svincolati, perché costano poco, perché hanno un procuratore amico del club, perché piacciono al presidente, non si sa, e poi all’allenatore viene detto: “Arrangiati”. Il Milan appartiene, storicamente, alla seconda categoria. Avete mai sentito, che so, Ancelotti azzardarsi a dire “Mi serve…”, come un Conte o un Mazzarri qualunque? Non sia mai. Tanto è vero che quando inizia la stagione 2002-2003 il buon Carlo si trova in squadra l’anacoluto tattico di ben quattro trequartisti: Pirlo, Rui Costa, Seedorf, Rivaldo. Carletto si leverà pure qualche soddisfazione: ma che fatica, all’inizio.

Leonardo

Peggio che a lui va a Leonardo. Il quale nel 2009 si siede un po’ a sorpresa sulla panchina del Milan e dichiara incautamente che ha in testa un modulo di gioco con due attaccanti esterni e una punta centrale. Quindi – vediamo se avete capito – che cosa gli servirebbe? Bravi: due punte centrali e quattro attaccanti esterni. E invece il Milan si presenta al via con due punte centrali (Borriello e Huntelaar) e solo due attaccanti esterni, Ronaldinho a sinistra e Pato a destra. Cosicché Huntelaar gioca poco, talvolta fuori ruolo, e l’anno dopo se ne va schifato. Mentre quando Pato si infortuna non si sa chi far giocare a destra (a volte Huntelaar, appunto, che non ne ha le caratteristiche) fino all’aberrazione di ingaggiare Alessandro Faiolhe Amantino, meglio noto come Mancini, che arriva dall’Inter palesemente fuori forma, si fa male subito e non giocherà praticamente mai. (Da notare che proprio in quella stagione il Milan si libera di un giovane attaccante franco-gabonese della Primavera, tale Pierre Aubameyang, che l’anno scorso è stato il vice-capocannoniere in Francia dietro a un certo Ibrahimovic e quest’anno gioca nel Borussia e sta segnando parecchio).

Huntelaar

Ma non divaghiamo: torniamo ai giorni nostri e alla domanda iniziale. Che ci porta a chiederci: come diavolo (ah, ah, buona questa!) è stato costruito il Milan del 2013? Con quale idea di gioco?

Quest’anno, a giugno, Adriano Galliani dichiara che il Milan torna al modulo con il trequartista, ultimamente un po’ passato di moda. Forse perché è un pallino di Berlusconi, sospettano i maligni? Neanche per sogno, spiega Galliani: perché il Milan ha fatto un grande investimento nella persona di Riccardo Saponara, talento classe ’91 dell’Empoli e dell’Under 21, che di mestiere fa appunto il fantasista. Ah, beh. Messa così ha quasi un senso. Peccato che, complice anche un paio di infortuni, Saponara non giochi praticamente mai. Nel frattempo vengono acquistati, nell’identico ruolo, altri due giocatori: Valter Birsa (meno male, è il meno noto ma anche l’unico che gioca e segna) e il figliol prodigo Kakà, mentre pare certo che per gennaio sia stato opzionato anche Keisuke Honda. Quattro giocatori (più Montolivo, che all’occorrenza gioca in quella posizione) per una maglia: che cosa succederà quando saranno tutti disponibili? Non si sa. La sensazione è che di spazio per Saponara, che in teoria è proprio quello che ha determinato il cambio di modulo, ce ne sarà pochino.

Galliani

Comica anche la situazione dei difensori centrali. All’avvio di stagione, il Milan si presenta con Mexes e Zapata, teorici titolari, ma anche Bonera, buon comprimario ma facile agli infortuni, Zaccardo (arrivato lo scorso anno in un improbabile scambio con Mesbah) oltre al giovane Vergara, quotatissimo colombiano classe ’92. Neanche il tempo di dire palla al centro che Bonera si infortuna (ma guarda un po’) e al suo posto viene ingaggiato in fretta e furia Matias Silvestre, in prestito dall’Inter. Il quale si infortuna. Come pure il promettente Vergara. Mexes e Zapata tirano la carretta da soli (male, a giudicare dalla valanga di gol subiti) e nel frattempo arriva a Milano il colosso francese Adil Rami, che però giocherà solo da gennaio non essendo stato tesserato per tempo. Riassumiamo: a regime, sette giocatori per due maglie, un discreto affollamento (senza parlare degli stipendi).

Bonera

Per non scontentare nessun reparto, in attacco Pazzini deve sottoporsi a un intervento al menisco. Dopo avere ripetutamente dichiarato con la faccia delle grandi occasioni che il sostituto di Balotelli come prima punta sarebbe stato il giovane Andrea Petagna (addirittura un ’95, anche se molto bravo), il solito Galliani ingaggia Alessandro Matri, praticamente un clone di Pazzini: stesse caratteristiche tattiche, stessa struttura fisica, stesso anno di nascita (il 1984), addirittura stesso mese (agosto). Per ora gioca Matri (che, poverino, non fa gol neanche se gli avversari vanno a casa): ma che cosa succederà quando rientrerà Pazzini? Il terrore dei tifosi, ovviamente, è anche qui che a rimetterci il posto – per l’effetto-domino – sia il più giovane e talentuoso del lotto, l’idolo della curva Stephan El Shaarawi.

Morale: va bene gli infortuni, va bene la sfortuna, va bene tutto. Ma chi ha progettato una squadra con sette difensori centrali (tutti piuttosto modesti, per quanto si è visto), quattro trequartisti, quattro portieri (non ne ho parlato, ma è un’altra storia curiosa), un numero imprecisato di attaccanti e un totale di 29 giocatori (non era l’anno della rosa “snella”?) più altri due già pronti per gennaio? Mio figlio con la Wii è di gran lunga più sobrio. Che abbia un futuro da dirigente?