Parole

La battaglia contro l’ignocrazia.

1 Gennaio 2014

Vorrei brevettare – almeno platonicamente, senza pretese di esclusiva – un termine che ho già usato qualche volta, qua e là. Si tratta di ignocrazia: la dittatura dell’ignoranza, o dell’ignorante. È una parola di evidente derivazione greca, intuitiva e facilmente traducibile (ignocracy dovrebbe funzionare, in inglese). I suoi derivati sono ignocrate (sostantivo), cioè colui che agisce in base ai principi della ignocrazia; e anche l’aggettivo (all’occorrenza sostantivabile, un po’ come democratico) ignocratico, cioè relativo all’ignocrazia. Esempi: tipico comportamento ignocratico; oppure: egli è un sincero ignocratico.

Che cos’è l’ignocrazia immagino lo abbiate capito. È quella tendenza a esprimersi su tutto, con apodittica certezza e per lo più in termini sprezzantemente negativi, non sapendo assolutamente niente (se non dei vaghi sentiti dire) sull’argomento.

Ora, io credo che l’ignocrazia non sia un’invenzione recente. Dalla “signora mia” che ti spiega la politica internazionale in ascensore, a “mio cuggino mi ha detto”, il fenomeno non solo esiste, ma – come si vede – si è anche già cristallizzato in modi di dire e parodie, il che conferma che ha una storia lunga, forse quanto la presenza dell’uomo sulla terra.

Miocuggino

Ultimamente, però, l’ignocrazia – che ancora non sa di chiamarsi così perché non ha letto questo post, ma è questione di minuti – mi sembra più in forma che mai. È un errore prospettico (ci sembra sempre di vivere fenomeni inediti, o in una versione inedita, solo perché ci siamo immersi), o c’è qualcosa di vero?

La risposta, signora mia, me l’ha detta mio cuggino che l’ha vista su Internet: è tutto un complotto, è tutto un magna magna. Scherzi a parte, la risposta non la so e lo ammetto (cerco, per quanto possibile, di non comportarmi in modo ignocratico), ma qualche idea me la sono fatta. E cioè: il fenomeno è sempre esistito, ma quest’epoca fornisce all’ignocrate alcuni poderosi strumenti.

Ichino

Il primo, si sapeva, è Internet. E, in particolare Facebook (o comunque il contenuto di Internet generato dagli utenti). Facebook, come dice il mio amico Nicola Mauri, è un bar: uno entra e parla, di calcio, di politica, dei suoi prodotti, di sesso. Non è richiesta alcuna competenza per accedere al dibattito, e si vede, anche se naturalmente non è nemmeno vietata, anzi. Su Internet (e su FB) si trovano contenuti autorevolissimi e dettagliatissimi, ma anche commenti deliranti e totalmente privi di fondamento, uno accanto all’altro. Pietro Ichino – per fare un esempio – può scrivere un post sulla riforma dei centri per l’impiego (potrà piacere o no, ma studia la materia da decenni) e chiunque, persino io, può scrivere un commento a casaccio, accusandolo di far parte di un complotto massone per deportare l’umanità su Saturno.

È evidente che questo ambiente è ideale per l’ignocrate attivo (cioè colui che scrive a vanvera millantando di sapere) e per l’ignocrate passivo (cioè colui che legge cose scritte da altri ignocrati e dice: “L’ho letto su Internet”). Alla base di tutto, la vera pietra angolare dell’ignocrazia è l’incapacità, ma più spesso il rifiuto cosciente, di distinguere fra l’opinione competente, seppur magari non condivisibile, e quella improvvisata, arbitraria, a volte addirittura ridicola nella sua inconsistenza, ma quasi sempre espressa in forma molto aggressiva.

Gaia

La versione politica della moderna ignocrazia è naturalmente il Movimento 5 Stelle. Che piaccia o no, che sia giusto o no, il lascito politico dei grillini nell’anno appena concluso rischia di essere quello dei chip sottopelle, delle scie chimiche, dell’esistenza delle sirene, del complotto permanente, dello “SVEGLIA!!! INFORMATEVI!!!” scritto sempre tutto maiuscolo. Del resto basta dare un’occhiata al famoso video Gaia di Casaleggio (quello della terza guerra mondiale) per capire che cos’è un ignocrate (e come si pettina).

Mi pare anche che l’ignocrazia vada a nozze con i temi scientifici: in questi giorni tiene banco il dibattito (chiamiamolo così) fra la coraggiosa studentessa bolognese Caterina Simonsen, che spiega come il rispetto degli animali e la ricerca scientifica non siano inconciliabili, e un nutrito drappello di ignocrati che arriva ad augurarsi la sua morte in nome dell’amore per il creato! Profondamente ignocratico nei toni mi sembra (lo dico con rispetto per i malati) anche il fenomeno Stamina, versione aggiornata di quel metodo Di Bella che, non ho mai capito perché (o forse sì), era diventato un cavallo di battaglia della destra italiana alla fine degli anni ’90, grazie all’opera di divulgazione di Francesco Storace.

simonsen

Ma se l’Italia di oggi è un ambiente così favorevole all’ignocrazia, come il retro calduccio del frigorifero per le blatte, molto lo dobbiamo anche alla totale perdita di credibilità della politica che, nel suo crollo, ha trascinato con sé tutte le élite. Se i politici non sono credibili (e non lo sono certamente, almeno nel loro complesso), allora per similitudine non lo sono le classi dirigenti in senso lato: non lo sono gli imprenditori, i manager, gli scienziati, gli economisti.

Qualche tempo fa, Michele Serra scriveva in un’Amaca (vado a memoria, non ho trovato l’originale) che una volta i ceti popolari sapevano di essere più ignoranti dei ceti egemoni, ma sapevano altrettanto bene – grazie all’opera di alcuni insegnanti, politici, sindacalisti, preti – che lo scopo era istruirsi per competere ad armi pari; la politica degli ultimi vent’anni, invece, ha glorificato l’ignoranza: le sparate leghiste in italiano approssimativo, le continue bugie berlusconiane elette quasi a forma d’arte, le urla nei talk show sempre identici e inconcludenti, difettosi nella formula e nell’esecuzione hanno promosso una cultura dell’ignoranza, una ignocrazia, appunto, che oggi travolge tutto e tutti. E che porta al trionfo del populismo, al “tutti a casa” (ma tutti chi? Calderoli che ha fatto il Porcellum e Roberto Giachetti che si batte per abolirlo sono uguali?), al complotto, alle soluzioni a effetto (“via dall’euro”) senza conoscere niente di quel che ci sta intorno.

Calderoli

La politica, allora, ha anche la responsabilità di avere favorito questo clima in cui l’ignoranza non solo scorrazza libera, ma detta addirittura legge: ragione di più per cambiarla in fretta. Intanto per il 2014 sarebbe bello combattere, tutti, contro le oscure forze ignocratiche: leggendo, studiando, ammettendo di non sapere, chiedendo educatamente a chi sa. Sparando, in generale, un po’ meno cazzate.