Politica

Qui Palazzo Grazioli, quartier generale di Sauron

2 Agosto 2013

sauron

Ieri sera, mentre sulla totalità dei canali televisivi italiani si commentava la condanna di Berlusconi in Cassazione, noi abbiamo riguardato in Dvd il terzo episodio del Signore degli Anelli. La scelta è casuale, beninteso: mio figlio Giacomo, di anni 10, responsabile della programmazione, è capace di molte nefandezze, ma non è pregiudizialmente ostile al governo delle larghe intese e dubito pertanto che la scelta del film fosse una provocazione voluta.

Resta il fatto che fin da quando, nel 2001, il primo episodio della trilogia tolkieniana è comparso sugli schermi io ci ho sempre visto chiare analogie con la situazione politica italiana, anche con una precisione quasi ironica nei dettagli.

Per esempio, che l’occhio di Sauron e il logo del Grande Fratello siano la stessa cosa non devo dirvelo io, immagino. Ma ad accomunare le due vicende ci sono dati politici ancora più puntuali.

grandefratello

Sauron – conoscete la storia, immagino – fa leva su una grande forza economica, su potenti mezzi di comunicazione (lo stesso occhio sopra citato, ma anche il Palantir, per i tolkieniani più smaliziati), ma soprattutto sulla capacità di coalizzare forze politicamente (e morfologicamente) molto diverse. L’algido Saruman (un elegantissimo Christopher Lee in look total white) e gli orribili orchi e mostri vari, ma anche uomini e altri “popoli” che senza un leader aggregante difficilmente starebbero insieme senza mangiarsi vivi (non per modo di dire) reciprocamente.

saruman

Che cosa vi ricorda? A me il “Polo delle Libertà e del Buongoverno”, cioè quella incredibile, ossimorica invenzione per cui nel ’94 Forza Italia poteva allearsi al Sud con una forza post (per non dire neo) fascista tutta patria e tricolore; e al Nord con la Lega di Bossi, che con il tricolore minacciava di fare quello che sappiamo tutti. Cattolici, fascisti, socialisti, piduisti, mafiosi, secessionisti, tutti insieme, ancora adesso. Un fuoriclasse, il Sauron di Arcore.

orc

Sul fatto che gli orchi facciano immediatamente pensare alla Lega, non avrei dubbi: vuoi per l’ostentata aria violenta e maleducata (che non è scomparsa negli anni, anzi), vuoi per certi ceffi lombrosiani, fatto sta che un Borghezio o un Calderoli si confonderebbero senza difficoltà fra gli Uruk-Hai.

 

bossi

Ma soprattutto, quando gli orchi vengono creati nei sotterranei di Isengard, immediatamente inquadrati in ranghi compatti e immensi e mandati in battaglia, io non riesco a non pensare ai “trecentomila bergamaschi armati” di cui Umberto Bossi vaneggiava negli anni ’90. I bergamaschi veri non hanno nessuna colpa, sia chiaro: è la super-fanfaronata bossiana a farmi pensare che per arrivare a schierare 300mila armigeri bisognerebbe fabbricarli (e infatti Sauron ci ha pensato e vi delega il sottosegretario Saruman).

Questo per il fronte “della Libertà e del Buongoverno”. E dall’altra parte? Innanzitutto, fortissimi divisioni. L’Unione, pardon, la Compagnia dell’Anello, è appena partita e già nessuno si fida di nessuno. Nani ed Elfi si odiano da tempi immemorabili, neanche fossero Dini e Bertinotti.

dalema

Gli Hobbit sono snobbati quali “mezziuomini” inadatti a tutto e in modo particolare alla battaglia, Aragorn non si capisce chi sia e chi abbia alle spalle, Gandalf è bravo, intelligente, fa anche delle belle battute, ma vuole comandare un po’ troppo.

Andando avanti, in compenso, le cose si complicheranno ulteriormente: gli uomini stanziali di Gondor (comandati da re Denethor che è pazzo completo) ce l’hanno con gli uomini-cavalieri di Rohan: non è difficile vedervi l’eterna dialettica fra l’ala governista e quella movimentista, che anche in queste ore tiene banco. E gli Ent? Gli antichissimi uomini-albero dichiarano di non avere neanche per l’anticamera del cervello di invischiarsi nella grande ed eterogenea alleanza: salvo cambiare idea quando si prospetta un’emergenza ambientale (le fucine di Isengard sono a metà strada fra l’Ilva e un inceneritore), si incazzano come belve e radono al suolo l’intero insediamento, infliggendo un colpo decisivo allo schieramento avverso.

Gran finale. I buoni vincono. E sapete come fanno? Uniscono le forze: una lezione che bisognerebbe sempre tenere presente. Ma c’è un dettaglio inquietante. Sapete qual è il deus ex-machina, la “killer application”, la forza inaspettata che ribalta l’esito della battaglia decisiva? Tenetevi: l’Esercito dei Morti. E qui la sinistra ha davvero l’imbarazzo della scelta.