Calcio

Buon anno, Milan. E dammi retta: inizia a pensare alla prossima stagione

31 Dicembre 2013

Il 22 ottobre avevo pubblicato un post nel quale – in sintesi – avanzavo il sospetto che la rosa del Milan fosse costruita un po’ a casaccio: per dimostrarlo, analizzavo, in particolare, l’enigma del trequartista. Quattro o cinque giocatori in rosa nel ruolo, uno in arrivo (Honda), un allenatore che da sempre privilegia un attacco senza il trequartista, un presidente che notoriamente ha un debole per i numeri dieci. Un discreto rebus.

Ancelotti

Lo stesso giorno, il Milan giocava con il Barcellona, portando a casa un onorevole pareggio (1-1) con un inedito attacco a tre in cui Robinho faceva la prima punta (e segnava) supportato da Kakà e Birsa. È il ritorno del cosiddetto “albero di Natale”, ideato da Carletto Ancelotti (ci ha scritto sopra anche un libro attualmente in libreria), cioè il modulo con quattro difensori, tre centrocampisti, due mezze punte e una punta, con cui il Milan ha vinto praticamente tutto. In effetti è l’uovo di Colombo: l’”albero” coniuga l’abbondanza di mezze punte con il modulo caro ad Allegri (l’attacco a tre), la predilezione presidenziale per i fantasisti e – ciliegina sulla torta – la storia recente del club.

Con questo modulo Kakà, Birsa, El Sharaawi, Saponara, Robinho e Honda possono fare a turno i due dietro la punta, che può essere Balotelli, Matri o Pazzini. C’è ancora una sovrabbondanza del 50 per cento circa (quattro mezze punte e due prime punte in rosa dovrebbero essere sufficienti), ma almeno il modulo è chiaro. E, onestamente, se immaginiamo un trio titolare con Kakà, El Sharaawi e Balotelli, bisogna riconoscere che non sono molte le squadre capaci di mettere in campo un mix così ben assortito di tecnica, velocità, forza fisica.

BarbaraGalliani

Le cose, tuttavia – tornando indietro nel tempo – non erano evidentemente del tutto risolte. Non tanto in Champions League, dove il Milan dopo quel 22 ottobre perde nettamente contro il Barcellona (3-1), vince bene contro il Celtic (3-0) e pareggia con fatica contro l’Aiax (0-0), riuscendo – unica squadra italiana – a qualificarsi agli ottavi di finale, ma soprattutto in campionato: il 27 ottobre il Milan perde contro il Parma (3-2); e il 3 novembre perde in casa contro la Fiorentina (2-0). Altro che albero di Natale: qui siamo alla festa dei Morti, e si vede. E dopo la partita con la Fiorentina, scoppia la bomba: l’Ansa riporta una dichiarazione di Barbara Berlusconi che mette in discussione in toto la gestione del club. “Nelle ultime due campagne acquisti il club non ha speso poco ma male. I motivi dell’attuale crisi rossonera sarebbero stati individuati nella mancata programmazione, nell’assenza di una moderna rete di osservatori e in una campagna acquisti e cessioni estiva errata, che non ha tenuto conto delle indicazioni della proprietà”.

Scandalo. Come si permette? Che ne sa? Diciamo la verità: su Barbara grava un pregiudizio negativo da quando (si dice) nel gennaio 2012 ha impedito la proficua cessione di Pato – con cui era fidanzata – al Psg, che avrebbe innescato l’acquisto di Carlos Tevez, con cui Galliani era – professionalmente – fidanzato, che (forse) avrebbe anche potuto cambiare il destino dello scudetto di quell’anno, perso in un modo che i tifosi non hanno mai digerito. Ma nel merito non ha torto: se posso permettermi, ha detto più o meno le stesse cose che scrivevo nel post del 22 ottobre, che poi sono dettate dal buon senso. Qual è il gioco del Milan? Boh. Perché non ha comprato nessuno a centrocampo, visto che serviva? Boh. Perché ha speso 12 milioni per Matri? Boh. E poi i troppi giocatori presi a parametro zero, che risultano spesso inadatti e invendibili una volta che si è capito che sono inadatti (vorrei sbagliarmi, ma secondo me Taiwo e Traorè li stiamo ancora stipendiando noi), gli acquisti guidati più dai procuratori che dagli osservatori, con relativa dittatura del Raiola di turno. Al di là della retorica su Galliani “miglior dirigente del mondo”, di cose che non vanno ce ne sono un bel po’.

Tevez

Giusto per la cronaca, alla sparata della figlia di Silvio Berlusconi sono seguite le dimissioni irrevocabili di Galliani (che infatti sono rientrate immediatamente) e il nuovo assetto organizzativo con due amministratori delegati, Galliani per la parte sportiva e Barbara per quella organizzativa. Galliani, si dice, lascerà comunque a fine anno. Oggi, intanto, se n’è andato Braida.

E la squadra, intanto? Male, malissimo. Da allora quasi solo pareggi, deludenti (con il Livorno, ad esempio) e più dignitosi (con la Roma), e Natale rovinato per i tifosi grazie (grazie?) al derby perso per 1-0. Al momento il Milan ha 19 punti contro i 46 della Juventus capolista; davanti ha 12 squadre, dietro solo sette; la zona retrocessione è molto più vicina di quella che permette di accedere alle coppe europee. A gennaio arriveranno il famoso Keisuke Honda e il poderoso difensore centrale Adil Rami, che già si allena a Milanello da un po’. La società cerca un centrocampista (Nainggolan, Parolo, Hernanes sono i nomi che circolano), anche perché agli ottavi di finale, dove il Milan ha pescato l’Atletico Madrid, in forma strepitosa e primo nella Liga, Montolivo e Muntari saranno squalificati e quindi a oggi si profilerebbe un centrocampo Nocerino-De Jong-Poli, non proprio da aristocrazia del calcio europeo.

DesciElshaa

Qualche attenuante c’è. A causa degli infortuni il Milan non ha praticamente mai schierato la sua formazione tipo: sorvolando sui molti infortuni dei comprimari, è vero che De Sciglio, El Shaarawi e Pazzini non hanno praticamente mai giocato (e – notizia di questi giorni – per Stephan non se ne parlerà prima di tre mesi, avendo subito un intervento chirurgico al piede). Con tutti i suoi titolari, il Milan non sarebbe probabilmente al tredicesimo posto: ma anche così, la posizione in classifica non sembra giustificata.

Come si riparte, allora? Sarebbe molto bello dire che supereremo gli ottavi di Champions, rimonteremo in campionato e vinceremo la Coppa Italia. Ma io credo che questo sia un anno disgraziato, di fine ciclo (tecnico e societario), con un allenatore delegittimato da tempo e quindi…

E quindi? Il Milan del girone di ritorno deve fare poche cose: certo vincere più partite possibile, ma soprattutto: a) pensare al futuro; b) tutelare i suoi giovani.

a) Se nella prossima stagione non disputeremo le coppe, saremo più poveri economicamente e meno attraenti per eventuali nuovi giocatori sul mercato. Per questo occorre essere ancora più bravi nella programmazione. Bisogna chiarire in anticipo chi sarà l’allenatore e progettare fin da ora la nuova squadra. Seedorf? D’accordo (non sono convinto, ma tanto non decido io). Allora si chiede a Seedorf che gioco vuole fare e con che tipo di giocatori: vanno bene quelli che ci sono in rosa? Ne servono altri? Ce ne sono alcuni in eccesso? Inutile dire, come tutti gli anni, che il mercato dura fino al 31 agosto, perché poi i risultati si vedono: per una volta che in extremis arriva Ibrahimovic e ti fa vincere lo scudetto, ce ne sono cinque in cui compri tardi e male, e finisci tredicesimo.

Barbara

b) Nel fare questo, il Milan deve valorizzare i suoi giocatori migliori, specie i più giovani: De Sciglio, ovviamente, ma anche El Shaarawi, Saponara, lo stesso Balotelli (che è in giro da sempre ma ha solo 23 anni), Cristante. Il caso di Bryan Cristante, fortissimo leader della nostra Primavera nella scorsa stagione, è paradigmatico: prima viene messo in prima squadra, il che è o presuntuoso o disonesto, perché Cristante sarà un fenomeno in Primavera ma nessun giocatore del ’95 gioca ad alti livelli in prima squadra (e infatti non gioca proprio mai, né male né bene). Poi, all’opposto, si sente dire che il Milan ne vorrebbe inserire la comproprietà nell’acquisto di Nainggolan: esattamente in questo modo (sempre con il Cagliari, sempre partendo dalla comproprietà) il Milan ha perso Astori, un difensore centrale che ha giocato nella nostra Primavera e che oggi non ci potremmo più permettere, e lo stesso Matri, che era nostro e che abbiamo finito per pagare 12 milioni alla Juventus. Cristante è, a detta di molti osservatori, un giocatore molto forte, che gioca in un ruolo (centrocampista centrale) particolarmente delicato e difficile da ricoprire: se non è pronto per la prima squadra, cosa probabile, va preservato, magari mandato in prestito (senza diritto di riscatto), ma non certo ceduto (neanche in comproprietà) prima di averlo valutato compiutamente.

Cristante

In conclusione. Nel girone di ritorno cerchiamo di non retrocedere, di giocare meglio, di fare un po’ di punti, di levarci qualche soddisfazione, magari di vincere il derby. Ma non illudiamoci sulla possibilità di grandi rimonte (anche perché non mi pare che Juve, Roma, Napoli, Fiorentina abbiano voglia di rallentare per aspettarci) e lavoriamo per la prossima stagione: in modo che non sia peggiore di questa, che è la peggiore di sempre.