Milan

Caro Silvio, ti scrivo

8 Maggio 2016

Paolo Maldini Se conosciamo un po’ la psicologia di Silvio Berlusconi, dobbiamo sapere che il mix composto dal Milan, dai suoi soldi e dall’avvicinarsi di un turno elettorale lo fa letteralmente impazzire: la reazione chimica che si scatena altera i suoi comportamenti di norma già abbastanza spregiudicati. Quando, per esempio, dice di aspettare risposte molto importanti (ovviamente non è vero, come con Kakà nel 2009) le aspetta sempre il lunedì dopo una tornata elettorale. Io questo lo so e per questo già da tempo mi accingevo a scrivere qualcosa sull’argomento. Erano i giorni in cui il nostro iniziava a entrare nel clima psichedelico dei grandi appuntamenti e vagheggiava una squadra composta solo da giovani del vivaio (una totale assurdità, infatti semplicemente non lo fa nessuno). Ma Silvio si è superato: prima che io potessi digitare la password di WordPress ha licenziato Mihajlovic. E non era finita.

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Infatti è arrivato il video-messaggio su Facebook. Lo avete visto? Nel caso non lo abbiate fatto, è qui, e merita davvero, anche solo per la faccia stranissima che il nostro si è fatto costruire, con quegli occhietti che sembrano appartenere a una persona diversa, intrappolata dentro uno scafandro di carne (?). Intanto io vorrei cercare di condividere lo smarrimento di un tifoso medio milanista davanti all’incredibile sequenza di affermazioni del presidente, alle quali mi sono permesso di rispondere. Più o meno come avremmo risposto tutti, credo.

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S. “Un saluto affettuoso a tutti i tifosi rossoneri. Io come tutti voi ho il Milan nel cuore e soffro quando il Milan va male. Forse un po’ più di voi, visto che per farlo grande ho dovuto investire più di un miliardo di euro, solo nell’ultimo anno 152 milioni”.

L. Eh, no! Primo, che ne sai tu di quanto soffrono gli altri tifosi? Secondo, sei il solito cafone: quanto uno soffre sarebbe una questione di soldi? Terzo, tu almeno puoi decidere, mentre noi assistiamo impotenti alla demolizione della nostra squadra. Non siamo partiti tanto bene, Silvio. 

S. “Eppure converrete con me che non abbiamo mai visto il Milan giocare così male come quest’anno”.

L. A quale periodo di quest’anno ti riferisci?

S. “Per questa ragione ho trovato il coraggio di provare a cambiare per le ultime partite con l’obiettivo di arrivare alla finale con la Juve con qualche speranza in più e in effetti mi sembra che nel gioco qualche miglioramento si sia visto“.

L. No.

S. “Avevamo in casa Brocchi, ottimo allenatore della nostra Primavera, gli ho chiesto un atto di coraggio e lui, con coraggio, mi ha detto di sì”.

L. Niente contro Brocchi, anzi. Fra l’altro da quando lo hai spostato, la Primavera, che era seconda, ha perso le ultime due partite di cui una era il derby e al momento è fuori dalle final eight. E la prima squadra, che era sesta, adesso è settima ed è fuori dall’Europa League. Ti sei accorto che hai fatto fallire la stagione di due squadre in un colpo solo, mattacchione? Ma non era l’occasione ideale per fare due chacchiere anche su Seedorf? E su Inzaghi? E su Allegri, già che c’eravamo?

S. “È una persona seria, conosce bene lo stile Milan sin da quando giocava nei nostri Pulcini, come qualcuno che forse conoscete (mostra una sua foto con la maglia del Milan, ndr): mi è arrivata questa fotografia da un tifoso sconosciuto e ve la faccio vedere con un certo orgoglio”.

L. Anonimo, eh? Ma certo, Silvio. Anche tu hai giocato nel Milan, come non pensarci? In effetti non capisco perché continuiamo a chiedere che gente come Maldini e Albertini lavori in società, quando come ex-campione ci sei già tu. Che sciocchi, che siamo.

S. “Ha avuto tuttavia, Brocchi, a disposizione pochissimi giorni per intervenire sui giocatori e per provare dei nuovi schemi di gioco.”

L. Appunto. Secondo te è il caso di provare ‘nuovi schemi di gioco’ a sei giornate dalle fine? Non era meglio difendere lo stramaledetto sesto posto con le unghie e con i denti?

S. “E poi siamo stati anche sfortunati nelle ultime partite: a Verona, per esempio, i due gol che abbiamo preso sono arrivati per un rigore e una punizione che assolutamente non c’erano”.

L. Grandissimo stile, davvero. Ormai persino un allenatore dilettante ubriaco si rifiuta di commentare l’arbitraggio.

S. “Lasciamo quindi lavorare Brocchi in serenità fino al 21 di maggio, poi ragioneremo in modo approfondito sul da farsi; ma fatemi dire che dopo 30 anni in cui abbiamo pasteggiato a Champagne e caviale, potremmo anche sopportare con una certa eleganza un digiuno che sarà certamente passeggero”.

L. A parte che niente fa pensare che il digiuno sia passeggero, io aspetto volentieri, Silvio, te lo garantisco. A patto che ci sia un progetto serio. Invece ogni anno qui va peggio: due amministratori delegati, lo stadio che prima c’è e poi sparisce, l’allenatore che cambia, acquisti sconclusionati. E poi, dai, stai attento a usare proprio tu la parola ‘eleganza’: non vorrei che a qualcuno facesse tornare in mente le famose cene.

S. “Infine a chi mi dice che bisogna, bisogna vendere, rispondo che ci sto provando da un anno, ma che vorrei lasciare il Milan in buone mani e in mani che gli garantissero un futuro da protagonista. E preferibilmente in mani italiane. A questo fine, qualsiasi suggerimento è il benvenuto”.

L. Ah! Ma bastava dirlo. È pieno di gente italiana che vuole comprare il Milan. Adesso guardo la rubrica e poi ti scrivo su Facebook (in privato, tranquillo).

S. “Ho finito, un abbraccio a tutti voi dal presidente del Milan,”

L. Meno male.

S. “il presidente di club che nella storia di calcio mondiale, grazie al Milan, ha vinto di più”.

L. Non ce la fai, eh? Un bell’autoelogio ce lo piazzi sempre, caso mai ci fossimo dimenticati che Santiago Bernabeu ha vinto molto meno ma gli hanno dedicato uno stadio (e costruiscilo, no? Non eri l’allenatore della Edilnord?). In effetti ce lo hai detto solo centomila volte.

S. (Fa un bel saluto romano, che ci sta sempre bene).

L. Ciao, Silvio. Ciao.