Ancora Milan

Sul carro di Pobega

16 Settembre 2022

Nella festosa serata di Champions di mercoledì 14 settembre il Milan ha finalmente spezzato alcune  tradizioni negative. Ad esempio, per quanto possa sembrare incredibile quando si parla della squadra che ha vinto sette Coppe di quelle là, il Milan non vinceva in casa in Champions League da nove anni, cioè dal 18 settembre 2013 quando, guidato da Allegri, superò il Celtic con reti di Zapata e Muntari. Nove anni. Ancora più antico il gol in Champions da parte di un giocatore con la maglia numero 9: fu Pato, nel 2012, a segnare l’ultimo contro l’Anderlecht. Se poi volessimo sapere chi era stato l’ultimo giocatore proveniente dal vivaio rossonero a segnare nella massima competizione europea, dovremmo riandare addirittura al 2009 e a Marco Borriello (1-1 contro il Marsiglia). A rimettere in connessione il vivaio milanista e la Champions League è stato Tommaso Pobega. Oggi i giornali ne parlano diffusamente: “Pobega, il gioiello della cantera rossonera” è più o meno il ritornello della conformista stampa sportiva italiana. Ma chi è Pobega?

POBEGA CHI?

Tommaso Pobega è nato a Trieste nel 1999. A 14 anni è arrivato al Milan dove ha giocato nel settore giovanile fino alla Primavera. Dal punto di vista calcistico si è formato come mezzala in un centrocampo a tre (a mia memoria la Primavera del Milan gioca da sempre di preferenza con un 4-3-3), anche se poi ha saputo adattarsi (lo vedremo) a moduli diversi. Nella sua versione attuale è alto 1,88 e pesa un’ottantina di chili. È biondo e quando non gioca a calcio porta dei curiosi occhiali un po’ tondi, che lo fanno sembrare una versione XL di Harry Potter. Studia Economia e se tutto va bene quest’anno potrebbe conseguire la laurea triennale, perché pensa che sia saggio “avere un piano B, magari nel management sportivo”.

Lo chiamavano Harry Potter.

Ma, soprattutto, Pobega è uno dei grandi beniamini di questo blog. Direi quasi uno dei giocatori per i quali questo blog esiste. Perché – i miei venticinque lettori lo sanno bene – la mia passione consiste proprio nello scoprire i giocatori della Primavera e nel vaticinare per loro un futuro di successo che il più delle volte non si realizza, ma qualche volta sì. E il successo di Pobega rappresenta una soddisfazione particolare proprio perché l’attesa è stata lunga.

La prima volta che ho parlato di Tommaso era nel 2020. Era l’anno della pandemia, il campionato si era interrotto ed era poi ripreso in estate e, commentando il mercato che si era chiuso ovviamente in ritardo, scrivevo: “È invece partito – in prestito secco – Tommaso Pobega, classe 1999, gioiello della Primavera del Milan, l’anno scorso al Pordenone in B con ottimi risultati. Un po’ mi spiace (lo seguo dai tempi della Primavera), ma un anno allo Spezia, a fare a mazzate ogni domenica per salvarsi, gli farà bene“. Insomma, come in un padre che vede il figlio partire per l’Erasmus, in me si legavano inestricabilmente la soddisfazione (l’esperienza lo farà crescere) e la malinconia (ma siamo sicuri che non possa restare?). Quell’anno allo Spezia andò abbastanza bene.

TOUCH AND GO

Saltiamo così al giugno del 2021 quando – al termine del campionato che ci ha visti arrivare secondi – provo come di consueto a immaginare le mosse di mercato del Milan, per poi scoprire a settembre quante (poche) ne ho azzeccate. E naturalmente torno sul mio figlioccio. Scrivo: “Nel frattempo tornerà alla base Tommaso Pobega, giocatore del vivaio reduce da una buonissima stagione allo Spezia, con addirittura sei gol (per un centrocampista giovane non sono male) al culmine di un percorso intelligente che lo ha portato ad andare in prestito in serie C, poi in B e infine in A, comportandosi sempre bene. Pobega è un gigante biondo di 1,88 che ultimamente ha giocato più da mezzala, ruolo che attualmente al Milan non esiste: si tratta quindi di capire se può giocare in un centrocampo a due. Io credo di sì e soprattutto credo che Pioli ci proverà in tutti i modi, per valorizzare un giovane già in casa che arriva con i migliori auspici”.

Tutto giusto, direi, tranne la previsione principale. Quello di Pobega è il più classico dei “touch and go”, atterraggio e ripartenza: Pioli lo guarda, lo studia, lo apprezza e – d’accordo con lo staff tecnico, immaginiamo – lo spedisce di nuovo in prestito, al Torino. Peccato, penso nuovamente; ma, d’altra parte, ancora una volta la speranza è che questo ennesimo giro in prestito sia quello della maturazione decisiva.

Pobega ha sostituito Tonali nel derby. Io aspetto di vederli giocare insieme. Fonte Twitter AcMilan

E, indomito, nel mio post di fine mercato 2021, parlando di Yacine Adli, concludo “come pure – credo – lo stesso Pobega (che sogno un centrocampo made in Italy Tonali-Pobega ve l’ho già detto, vero?)”.

POBEGA STRIKES BACK

Arriviamo al 2022. Il buon Tommy ha fatto una signora stagione al Torino e io non sono più disposto a sentire ragioni. E il 14 giugno, in piena euforia da scudetto (ma anche in piena crisi da mancato rinnovo di Maldini-Massara), parlando di Kessie sentenzio con rara lucidità: “Il suo posto verrà preso da Tommaso Pobega, un buon giocatore (ha recentemente debuttato in Nazionale), sicuramente all’altezza degli ultimi centrocampisti sfornati dal Milan (non lo cambierei con Locatelli o Cristante, per dire), alto, grosso, dinamico. Nel suo anno di prestito al Torino, Ivan Juric lo ha fatto giocare inizialmente nel centrocampo a due e verso la fine come uno dei due trequartisti dietro la punta centrale, quasi avesse voluto prepararlo a un futuro nel Milan in cui, secondo me, potrà fare sia il centrocampista puro, sia il “falso trequartista”, nella posizione in cui Pioli ha schierato Kessie e Krunic nel finale di stagione”.

Quindi sì, a questo punto sapevamo con relativa certezza che il ragazzo poteva giocare in un centrocampo a due. Quello che non sapevo, quando scrivevo queste cose, era se Tommaso avrebbe finalmente parcheggiato l’auto a Milanello dopo la Mille Miglia che lo aveva portato in giro per mezza Italia. E, anzi, non erano infrequenti i direttori sportivi da Twitter che sentenziavano aspramente il classico “dove vogliamo andare con questo qui?”: potrei appiccicare qui un centinaio di screenshot, ma preferisco essere magnanimo.

Invece – ora lo sappiamo – Pobega è rimasto, ha fatto un onesto precampionato, ha iniziato a mettere minuti, dimodoché il 4 settembre, a mercato appena chiuso io potessi scrivere perentorio: “Innanzitutto è tornato alla base il nostro canterano Tommaso Pobega, classe 1999, al termine di un cursus honorum che lo ha portato a giocare alla Ternana in serie C (stagione vera, con 32 partite, 3 gol e 2 assist), al Pordenone in serie B (34 partite, 6 gol e 4 assist), a debuttare in A con lo Spezia (20 partite – forse un infortunio di mezzo – con 6 gol) e infine al Torino, amore e odio con Juric che più volte ha ribadito di adorare il ragazzo e di provare rabbia per dover investire su un giocatore in prestito secco (e comunque 33 presenze e 4 gol). Insomma, una gavetta vera, quella che si augurerebbe agli altri nostri giovani in prestito: Daniel Maldini, Lorenzo Colombo (che parte sempre bene), Marco Brescianini, Marco Nasti. Pobega sembra essere entrato stabilmente nelle rotazioni di Pioli come primo cambio di Tonali e Bennacer, anche grazie all’infortunio di Krunic. Se lavorerà bene potrebbe rimanere il terzo anche dopo”.

Siamo alla fine di questo excursus. E mette un po’ di impressione vedere che nelle statistiche di Tommaso oggi c’è quell’1 alla voce “gol” in “coppe continentali” e, segnatamente, in “UCL”. Un gol che ho avuto il piacere di vedere da pochi passi, a San Siro, essendo stato dirottato per motivi di ordine pubblico dal mio solito posto al secondo verde verso un prestigioso seggiolino al primo anello rosso, sopra la bandierina del calcio d’angolo, nella porta in cui il Milan ha attaccato nel secondo tempo contro la Dinamo. Credo che Pobega me lo dovesse per il mio lungo e caparbio sostegno: da adesso siamo pari, i prossimi sono tutti suoi.

E QUINDI?

E quindi niente. Anzi, due cose.

  1. Non sarà tutto rose e fiori e Pobega avrà i suoi momenti no. Ma quello che ci interessa è avere stabilito che può stare in questa squadra, non da fuoriclasse ma da giocatore (e da uomo) intelligente, di sostanza, di carattere.
  2. Il carro di Pobega è aperto. L’ingresso è libero, ma le chiavi le tengo io.