Dieci secondi - Anno 1, puntata 1

Dire Straits: Communique

22 Marzo 2018

Dieci Secondi, su Radio Popolare – Stagione 1, puntata 1 – 12 gennaio 2017

Buonasera da Luca Villani e benvenuti alla prima puntata di “Dieci Secondi”, il programma dedicato a dieci secondi album che – come ci ha ricordato Caparezza nella nostra sigla – “sono sempre i più difficili”.

(Ascolta qui l’audio della trasmissione)

In queste dieci trasmissioni proveremo a capire se è vero che il secondo album è sempre una delusione, come vorrebbe una certa critica un po’ snob, che urla al miracolo per il debutto e poi è rapida a stroncare ciò che viene dopo; o se, al contrario, è proprio con il secondo album che gli artisti mettono a fuoco le loro tematiche musicali e non solo; o se, ancora, fra i secondi album a loro tempo bocciati non ci siano in realtà delle gemme da rivalutare. E, soprattutto, nel fare questo, senza la pretesa di arrivare a conclusioni troppo precise, cercheremo di ascoltare un po’ di buona musica.

DireStraits

Iniziamo, allora, con un secondo album per eccellenza, cioè della categoria di quelli bistrattati dalla critica. Parliamo dei Dire Straits, un gruppo inglese che sbuca fuori dal nulla nel 1978: sono dei veterani della scena pub-rock, non più giovanissimi; hanno quasi trent’anni e sono a un bivio: tentarci ancora, o rassegnarsi a una vita da semiprofessionisti, commessi in un negozio di dischi o insegnanti di scuola di giorno e musicisti la sera? Mandano una cassetta con quattro brani a un programma radio della Bbc, che si chiama Honky Tonk, il dj Charlie Gillette la trasmette, il telefono della radio inizia a suonare e in poco tempo accade tutto. Il brano che cambia il loro destino si chiama Sultans of swing. E fa così.

Ascolto  Sultans of swing.

Era Sultans of Swing, dal primo album dei Dire Straits.

Ve lo ricordate, questo suono di chitarra inconfondibile, una Fender Stratocaster suonata senza plettro, con i polpastrelli, un marchio di fabbrica. In un’epoca in cui da un lato il rock classico entrava nella sua fase più retorica e pomposa e dall’altro nasceva il punk proprio come reazione, i Dire Straits hanno qualcosa di entrambi ma non assomigliano a nessuno. Hanno radici antiche, nel blues e nel rock (qualcuno dice che la chitarra di Mark Knopfler assomiglia a quella di JJ Cale, o addirittura agli Shadows), ma anche una strumentazione semplice: basso chitarra e batteria. E, soprattutto, a sorpresa hanno un grande successo.

communique

Proprio per questo, otto settimane dopo l’uscita del primo album, la casa discografica li spedisce in tutta fretta alle Bahamas a registrare il seguito, che sarà appunto Communique, uscito a giugno del ’79. Il primo – e unico – singolo è un duplice ritratto femminile: la scrittrice che parla alla TV e un’altra donna, del tutto diversa. Una, la scrittrice, è colta, raffinata, intellettuale; l’altra al contrario “non ha mai letto un libro”, eppure, ci dice Mark Knopfler, hanno qualcosa in comune. Probabilmente il loro fascino femminile. La canzone si chiama Lady Writer.

Ascolto Lady Writer. 3’40”

Era Lady Writer, dal secondo disco dei Dire Straits, Communique, del 1979. Questa è “Dieci Secondi”, la trasmissione di Radio Popolare dedicata a dieci secondi album.

Ed è proprio a causa di questa rapidità nella realizzazione che su Communique pesa da subito il sospetto di un disco un po’ opportunistico, troppo simile al primo, quasi prodotto con gli scarti. Le somiglianze fra i due album ci sono, ovviamente. Ma, quello che più conta, ci sono ottimi pezzi, dal punto di vista musicale ma anche da quello dei testi.

È il caso di una storia ambientata a Londra, nel quartiere di Greenwich, il villaggio a est di Londra dove il Tamigi sta per sfociare nel mare, la zona dell’osservatorio, del meridiano. Ma qui ci sono anche due barche a vela: il Cutty Sark, lo storico clipper ormeggiato proprio nelle acque di Greenwich, e il Gypsy Moth, la piccola barca del navigatore solitario Francis Chichester, cui la canzone è dedicata.

La canzone – che è una splendida descrizione notturna, piena di dettagli – si chiama proprio “navigatore solitario”. Cioè, in inglese, Single Handed Sailor.

Ascolto Single Handed Sailor. 4’20”

Era Single Handed Sailor, da Communique, il secondo album dei Dire Straits.

“La piccola Gipsy Moth è tutta legata / rabbrividisce nel vento e nella luce”. Che immagine. Ci sembra di vederla, questa piccola barca che trema. Una grande atmosfera notturna nello scenario dei Docks di Londra, ricca di dettagli: quasi una guida turistica per scoprire una zona che oggi è molto di moda, ma che quarant’anni fa doveva essere spettrale e inquietante.

Questo genere di racconto, è una conferma per Mark Knopfler: la geografia, la descrizione dei luoghi, è forse la principale protagonista delle sue canzoni, che sono sempre piene di nomi, di vie, di fiumi, di riferimenti geografici molto precisi.

Facciamo, allora, un piccolo passo indietro. Al primo disco: nel quale Mark Knopfler, provinciale del Nord da poco arrivato a Londra, ci porta alla scoperta del West End, la zona dei locali, degli spettacoli, dei negozi di strumenti musicali. Ascoltare questa canzone è come vedere un film: è come se il cantante si mettesse in testa una telecamera, una Go-pro, e partisse a piedi, e noi con lui. Ci porta nello storico negozio di caffè Angelucci, ci dice che sta cercando un pick-up per la sua chitarra, ci descrive persino le unghie laccate di rosa della bigliettaia del bus 19, ci porta a Chinatown.

La canzone si chiama proprio Wild West End.

Ascolto Wild West End

Era Wild West End, ancora dal primo album dei Dire Straits su Radio Popolare. Io sono Luca Villani e questa è “Dieci Secondi”, il programma dedicato a dieci secondi album della storia del rock.

Ma ora facciamo un duplice salto in avanti. Al disco successivo a Communique, il terzo: Making Movies, che arriverà nel 1980 e sarà un grande successo che proietterà i Dire Straits verso la loro nuova dimensione di superband da stadi pieni e da milioni di copie vendute. Making Movies sarà un grande disco, con un grande musicista ospite, nientemeno che il professore, Roy Bittan della E-Street Band, alle tastiere. Un disco che si apre con un grande singolo e, ancora una volta, con un’altra grande descrizione geografica-sentimentale.

Questa volta Mark Knopfler ci porta a Newcastle, nel nord, la città della sua infanzia. E più precisamente a di Spanish City, un vecchio luna park fatiscente. Qui, in mezzo alle giostre, al rombo dei motori diesel che le fanno funzionare, in mezzo alla folla e alle luce, vede un ragazza, anche lei con il suo biglietto in mano. Anche lei, come lui, “una vittima della notte”. Ma lui non riesce a parlarle, anzi non vuole: preferisce che questo amore possibile rimanga sospeso. Anche qui, la storia e i luoghi si fondono perfettamente. Il brano, naturalmente, è Tunnel of love.

Ascolto Tunnel Of Love

Era Tunnel of Love, dal terzo album dei Dire Straits e questa è Dieci Secondi.

E Communique? È davvero solo un disco fatto in fretta per sfruttare il successo dell’esordio? Per me, lo avrete capito, no. È un disco che potremmo dire “di assestamento”, ma di grande interesse grazie proprio alla qualità compositiva di Mark Knopfler. Ben suonato, ben prodotto, ma soprattutto pieno di belle canzoni: un album, a mio avviso, che merita una rivalutazione.

Intanto, a essersi accorto del suo talento c’è qualcuno più autorevole di me. Si tratta nientemeno che di Bob Dylan, che si affretta a ingaggiarlo – insieme al batterista Pick Withers – per il suo album Slow Train Coming, che uscirà ad agosto del 1979, pochi mesi dopo Communique. È un album controverso, anche perché sancisce la conversione di Dylan al cristianesimo cupo e radicale dei Cristiani Rinati, pieno di parole da Antico Testamento, come sangue, carne, guerra, luce, cecità. E anzi, la storia dice che Mark Knopfler non avesse idea del tipo di testi che l’album avrebbe contenuto e che si sia trovato piuttosto sorpreso, pur apprezzando l’enorme professionalità di Dylan in sala di registrazione.

E allora chiudiamo questa puntata ascoltando uno dei brani migliori del disco: qui Dylan si rivolge a una persona, probabilmente una donna, che lo ha accompagnato nella sua conversione, definendola un angelo. Ma intanto, da grande talent scout qual è, lascia grande spazio alla chitarra di Mark Knopfler, tanto che a tratti sembra di ascoltare un brano dei Dire Straits. Precious Angel.

Ascolto Precious Angel

E sulle note di Precious Angel, da Slow Train Coming di Bob Dylan, e con Mark Knopfler alla chitarra, si chiude questa prima puntata di Dieci Secondi. Io sono Luca Villani, vi ringrazio e vi do appuntamento a mercoledì prossimo, sempre alle 22, sempre su Radio Popolare, con una nuova puntata di Dieci Secondi che sarà dedicata a un artista recente, americano, che da poche settimane ha pubblicato il suo terzo album, in modo da permetterci di parlare del secondo: lui si chiama Justin Vernon, ma è noto con il nome di Bon Iver. Buona notte.