Comunicazione

Caso Barilla: la scomparsa della comunicazione

27 Settembre 2013

Dalla vicenda della sfortunata dichiarazione di Guido Barilla a Radio24, di cui si parla moltissimo in Rete da due giorni, manca completamente un’immagine della comunicazione come di qualcosa di professionale, l’idea stessa che la comunicazione sia un mestiere: commesso l’errore iniziale di confondere il piano tecnico con quello personale, tutta la discussione si è incanalata su binari assurdi e – come si è visto – molto scivolosi. Il che, parlando di un’azienda che della pubblicità ha fatto un uso massiccio ed assai consapevole, fino a creare “mondi” profondamente radicati nell’immaginario collettivo, stupisce abbastanza.

mulino

Alla ormai arcinota domanda sui gay nella pubblicità, Guido Barilla avrebbe dovuto rispondere semplicemente che la comunicazione (di Barilla e non solo) obbedisce a scelte razionali o almeno studiate con cura, poiché sposta un sacco di soldi e di consumi. Al momento l’immagine pubblicitaria di Barilla è quella, funziona bene e non è previsto che cambi. In futuro chissà. Stop. È lavoro. È marketing. Dietro ci sono quattro miliardi di fatturato e ottomila posti di lavoro. Fosse stato più furbo, avrebbe potuto aggiungere che la famiglia di Barilla è un simbolo, è un messaggio positivo di amore e di inclusione e ognuno ci può vedere quello che vuole: ma l’importante sarebbe stato rimarcare che si stava parlando di tecnica, non di gusti personali. A boicottare la Barilla, insomma, dovrebbero essere i pubblicitari italiani (scherzo, eh!) per la grande occasione mancata di dare una rappresentazione “adulta” del loro lavoro.

Barilla

Sorprende anche che un personaggio così importante, che ha un ruolo pubblico nella sua azienda, si presenti un po’ disarmato a una prova senz’altro insidiosa (“La Zanzara” ha il solo scopo di combinare guai) ma non certo imprevedibile. Un po’ di media training, un canovaccio studiato bene in anticipo non avrebbe guastato. Non sarebbe una vergogna: immagino che molti, anche i fuoriclasse come Barack Obama, si preparino bene prima di affrontare microfoni e telecamere.

A margine, infine, mi ha molto stupito che nell’euforia del boicottaggio nessuno (per quello che ho letto) abbia rivolto un pensiero al fatto che parliamo di una delle più importanti aziende italiane, proprio in giorni in cui tutti si preoccupano per le sorti di Telecom e Alitalia e sciorinano elenchi di glorie nazionali finite male o in mani estere. E agli ottomila dipendenti, che immagino un filo preoccupati.