I diari della motocicletta

Tutt’altro che smart

5 Ottobre 2014

jeep-cherokee-ltdLa fenomenologia del tipo socio-demografico che forma un tutt’uno con la sua auto non è nuova: va fatta risalire, con ogni probabilità, al Puttanone, cioè la signora ricca che aspetta la figlia in doppia fila fuori dalle Orsoline a bordo della sua Cherokee Limited TD 4×4, paralizzando viale Majno e buona parte della circonvallazione interna di Milano, fissata nella memoria collettiva da Gino & Michele nel 1989. Un monumento definitivo all’arroganza degli anni ’80, che tuttavia – lungi dallo scomparire nei decenni successivi – è diventata mainstream con lo sdoganamento del Suv per tutti.

Girando in moto, di idealtipi antropo-motoristici se ne vedono parecchi e l’ampiezza dell’osservazione consente di catalogarli con con scientificità assoluta. Lo Stronzo, per esempio, è inseparabile dalla sua Smart. E la Smart è inseparabile dallo Stronzo. Esiste anche (nel terzo millennio abbiamo a cuore la parità di genere, a differenza dei nostri maestri anni ‘80) la versione femminile, la Stronza, che presenta numerosi punti di contatto con il suo omologo maschile e una differenza, come vedremo.

Moto

 

Parentesi. Vi sento già, amici possessori di una Smart, scandalizzati nel trovarvi assegnati d’ufficio a questo disonorevole cluster: “Ma come, io che… ?”. No. Mi spiace tanto: sarete bravissime persone, innamorate dell’educazione civica; vi credo, mi scuso in anticipo e vi voglio bene, ma sappiate che siete un accidente della statistica, l’eccezione che conferma la regola. Anni e anni di studi (motociclistici) sul campo mi confermano – con margini di errore trascurabili – che lo Stronzo e la Smart viaggiano di conserva. Stop.

smart

Veniamo al dunque. Lo Stronzo si sopravvaluta, forse anche per colpa del nome della sua macchinetta: pensa di essere smart, qualunque cosa questa abusata parola inglese (che – guarda caso – nel medioevo sgnificava anche “doloroso”) voglia dire. Peggio: pensa di essere multitasking. Non sapendo (me lo ha spiegato uno che se ne intende, qualche giorno fa) che il cervello umano NON è multitasking: fa una cosa alla volta. Se glie ne fai fare molte, in pratica prende e smette di continuo, quindi immaginati il risultato. L’idea che le donne siano multitasking è una graziosa balla, inventata dagli uomini per smollare le pratiche più scabrose, tipo assicurarsi che i figli abbiano fatto i compiti, cercando di compulsare diari scolastici resi volutamente illeggibili, e archiviare correttamente le bollette di Fastweb.

Ma lo Stronzo, dicevamo, non lo sa (fateci caso: quante volte vi capita di rivolgervi a qualcuno – col pensiero o con la voce, è solo una questione di gerarchia – con l’espressione “stronzo ignorante”? Le due caratteristiche, evidentemente, si abbinano a meraviglia). Quindi fa molte cose contemporaneamente: guida, telefona, fuma. La Stronza fa le stesse cose e ne aggiunge un’altra: si trucca.

Ora voi capite fin troppo bene che qui non è questione di cervello (quale?) ma di mani. Ne servirebbero, per fare tutte queste cose, da tre (il minimo) a cinque (meglio). E a farne le spese è un’attività che per lo Stronzo e la sua versione femminile è molto in fondo all’elenco delle priorità: mettere la freccia. Per chi segue in moto, però, o peggio chi pensava di sorpassare l’agile vetturetta, la scelta di penalizzare questa semplice operazione rischia di impedire il proposito di rivedere i figli, alla sera. Da qui un velo di risentimento che può trasparire dal saluto che rivolgerà allo Stronzo/Stronza che, dietro ai suoi occhiali da sole assurdamente grandi (anche di sera), forse neppure si sarà accorto/a di avergli tagliato la strada senza preavviso e già cerca un nuovo numero di telefono, un contatto su Whatsapp o il mascara.

Perciò voglio dire alla Smart (intesa come marca di automobili) che potrebbe operare un bel risparmio eliminando dalle sue vetture quegli inutili bastoncini di plastica che partono dal volante, che per il suo target sono, più che inutili, incomprensibili. Se l’azienda tedesca vorrà girarmi una quota anche parziale del contributo alla marginalità che certo deriverà dalla decisione, ne sarò felice e la userò per aumentare il premio della mia polizza vita.

500

P.S.: vorrei sbagliarmi, ma ho il forte sospetto che stia nascendo uno Stronzo 2.0. È quello che usa la 500 rossa di Enjoy. La ricerca sul field è appena partita, ma mi colpisce che solo nell’ultima settimana ho dovuto mandarne affanculo due. Mi son fatto l’idea che l’Enjoyer, che secondo me è tipicamente un professionista del terziario avanzato (o crede di esserlo), si consideri talmente sveglio (accipicchia, è capace di trovare la sua macchinetta con una App, mica pizza e fichi) da ritenersi legibus solutus: uno dei due cui ho dovuto esternare la mia disapprovazione di recente – per dire – ha affrontato una rotonda senza nemmeno sognarsi di dare la precedenza a chi veniva da destra e cento metri dopo ha cambiato inopinatamente corsia guardandosi bene dall’annunciarlo in alcun modo. Fortuna che, messo sull’avviso dal modo sbarazzino con cui aveva impegnato la rotatoria, lo tenevo bene d’occhio e mi sono salvato. Comunque vi terrò aggiornati.

P.P.S.: nasce oggi la rubrica “I diari della motocicletta”. New! Allo stesso prezzo! Contenti, cari i miei venticinque?