Dieci Secondi - Anno 2, puntata 11 (speciale!)

Sei secondi (in due), per finire

23 Luglio 2018

LUCA – Buongiorno e benvenuti a una puntata speciale di Dieci Secondi. Speciale innanzitutto perché è condotta a due voci, con Niccolò Vecchia, fin qui silenzioso regista e nume tutelare della trasmissione. Ma speciale anche per il contenuto, che non sarà dedicato – come di consueto – a un solo artista.

(ascolta l’audio della puntata, qui sotto)

NICCOLÒ – Ed eccomi finalmente prendere il controllo anche del microfono, come desideravo da due stagioni di Dieci Secondi, anche se solo in coabitazione! Io e Luca infatti ci alterneremo in una puntata ping-pong , senza velleità di dire che siano i più rappresentativi, degli anni ’60, ’70, ’80, ’90, duemila e duemiladieci. Sei pronto Luca? Tocca a te iniziare.

DieciSecondi_Finale_Beatles

LUCA – E allora partiamo da dove tutto comincia, cioè dal gruppo che a ogni ascolto ci stupisce per la sua freschezza, la sua modernità, quasi diremmo la sua capacità di anticipare il futuro: parliamo dei Beatles, che esordiscono nel 1963 con un album intitolato Please Please Me, un esplosivo mix di cover e di brani originali. E che raddoppiano con un nuovo album, With The Beatles, uscito il 22 novembre dello stesso anno. Certo, i testi sono ancora nella fase pop per teenager, e “kiss” fa sempre rima con “miss”, nel senso di “sentire la mancanza”. Ma musicalmente i quattro ragazzi, rodati da centinaia di date nei peggiori locali di Amburgo, sono una vera macchina: quadrati, precisi, con melodie destinate a diventare immortali e armonie vocali sempre perfette. Il brano che ascoltiamo è “All My Loving”.

Ascolto “All My Loving”

Era All My Loving, dal secondo album dei Beatles, e quindi questa non può che essere “Dieci Secondi” – edizione speciale – su Radio Popolare. Dagli anni ’60 è tutto.

DieciSecondi_Waits

NICCOLÒ – Il decennio che mi spetta, gli anni ‘70, è probabilmente il più difficile di questa puntata, per l’incredibile densità di capolavori che racchiude. E per questo faccio una scelta forse un po’ di nicchia, chiamando in causa il primo Tom Waits. Cantautore e attore di sensibilità rara, sempre avvolto da un’aura di mistero e insieme di poesia, esordisce a 24 anni, mettendo a frutto la sua passione per il jazz degli anni ‘30, il blues, il pianoforte, la beat poetry. I suoi primi, indimenticabili, dischi, sono fatti di piccole gemme narrative, intrise di alcool e fumo come la sua voce, anche da ragazzo. La sua carriera farà di lui uno degli artisti più prolifici e costanti, nella qualità, della musica americana. E il suo secondo album, del 1974, è un capolavoro intitolato “Il cuore del sabato notte”, “The heart of saturday night”. La canzone che ascoltiamo è quella che lo apre, e racconta un incontro fulminante, ovviamente nel cuore della notte.

Ascolto “New coat of paint”

New coat of paint di Tom Waits, a rappresentare gli anni ‘70 in questo speciale di Dieci Secondi su Radio Pop. Per gli anni ‘80 il microfono torna a Luca…

DieciSecondi_StevieRayVaughan

LUCA – La cosa più improbabile che potesse capitare negli anni ’80? È sicuramente che – in mezzo a un mare di campionatori, di batterie elettroniche e di pettinature assurde – un chitarrista blues proveniente dal Texas e armato di una vecchia Fender Stratocaster scrostata vendesse qualche milione di dischi, senza fare mezza concessione al gusto corrente. Eppure è esattamente quello che è successo con Stevie Ray Vaughan. Perché? Era più bravo degli altri? Cantava meglio? Era più originale? O viceversa più devoto ai grandi del passato? Forse un mix di tutto questo. Fatto sta che il suo secondo album, “Couldn’t Stand The Weather”, del 1984, è un successo mondiale che rimarrà in classifica per 34 settimane. Da cui ascoltiamo un brano che rappresenta al meglio il suo Texas shuffle: pacato, ma inarrestabile. Cold Shot.

Ascolto “Cold Shot”

Era Cold Shot, dal secondo album di Stevie Ray Vaughan, che morirà proprio alla fine del decennio, nel 1990. Questa è “Dieci Secondi” su Radio Popolare e la parola passa a Niccolò Vecchia.

DieciSecondi_Wilco

NICCOLÒ – Felice di prendermi i ‘90, felice di poter includere in questa puntata speciale il mio gruppo preferito da qualche tempo a questa parte, ovvero i Wilco. Band dalla storia articolata e a volte tormentata, nata dall’ispirazione quasi infinita di Jeff Tweedy, sicuramente uno dei migliori songwriter della sua generazione. I Wilco sono il frutto dello scioglimento degli Uncle Tupelo, gruppo considerato il padre dell’alternative country, e nel loro secondo album, Being There, del ‘96, si lasciano del tutto alle spalle il suono delle origini, per dimostrare quell’ecletticità che sarà uno dei motivi del loro successo. È un album che passa da brani in pieno stile rock da college radio a raffinate ballate acustiche. E in “Sunken Treasure” si intravede quella scrittura unica, insieme storta e armoniosa, che caratterizza ancora oggi il genio limpidissimo di Tweedy.

Ascolto “Sunken Treasure”

Dal monumentale Being There dei Wilco, Sunken Treasure. Ma basta con il novecento, Luca…

LUCA – Esatto. Siamo arrivati al nuovo millennio. Che si apre con un gruppo tanto perfetto che sembra costruito a tavolino: rock ma anche pop, ritornelli che si stampano in testa senza essere ruffiani, suoni semplici – basso, chitarra e batteria – testi consapevoli ma non retorici. E una voce perfetta, che fa innamorare non solo Gwineth Paltrow ma anche tre o quattro generazioni di ascoltatori, tipo io, mia figlia adolescente e tutti quelli in mezzo. Insomma, i Duemila sono gli anni dei Coldplay e di Chris Martin, che si rivelano con Parachutes, proprio a luglio del 2000, e fanno il bis con “A Rush of Blood to the Head”. Un album che avrebbe potuto non esserci, perché Chris si sentiva sfinito e svuotato. E invece…

DieciSecondi_Coldplay

Dal secondo album dei Coldplay ascoltiamo il pezzo più breve, con i suoi 3’43”: la perfetta ballata romantica, intitolata Green Eyes.

Ascolto “Green Eyes”

Dieci Secondi su Radio Popolare. Era Green Eyes, dal secondo album dei Coldplay, che non si ripeteranno mai a questi livelli nella loro carriera, che prosegue nel decennio corrente. A proposito del quale, la parola passa al mio compagno di conduzione.

NICCOLÒ – Per raccontare un decennio ancora da concludersi, ho scelto un disco uscito pochi mesi fa, proprio a inizio 2018. E una donna. Perché molto sinceramente credo che gli ultimi anni abbiano visto emergere straordinari talenti femminili capaci di uscire, come purtroppo è stato concesso a pochissime nei decenni precedenti, da un certo stereotipo della donna in musica. Non a caso la giovanissima australiana Courtney Barnett nel suo secondo album “Tell me how you really feel” ha incluso canzoni ispirate da un femminismo brillante, contemporaneo, di cui abbiamo tutti un grandissimo bisogno. Questa canzone breve e fulminante si intitola “Crippling self doubt and a general lack of confidence”.

DieciSecondi_Barnett

Ascolto “Crippling self doubt and a general lack of confidence”

LUCA – E allora anche questa puntata speciale di Dieci Secondi, che ci ha visti scorrazzare per sei decenni e sei secondi album, si conclude.

NICCOLÒ – Vi auguriamo di passare una splendida estate, un’estate in cui ascolterete le repliche di questa stagione di Dieci Secondi tutti i sabati.

LUCA – Da Luca Villani [e Niccolò Vecchia] buona serata e buoni ascolti.