Politica

Io Napolitano lo capisco. Quasi

29 Luglio 2013

Io Napolitano lo capisco abbastanza. Stiamo ai fatti. Uno: dalle elezioni non esce alcuna maggioranza “naturale”; due, con il nostro debito pubblico al 130% del Pil (traguardo superato con successo nei giorni scorsi), siamo i peggiori d’Europa dopo la Grecia; tre, abbiamo una legge elettorale fatta apposta per generare ingovernabilità, quindi anche rivotare potrebbe non servire.

Napolitano

Al di là delle interpretazioni tecnico-costituzionali la sensazione di un’evoluzione del ruolo del presidente della Repubblica ce l’abbiamo tutti: di fronte al disastro di cui sopra (mi mordo la lingua, le mani, la tastiera per non ricordare chi dobbiamo ringraziare), Napolitano si schiarisce la voce e dice: “Ok, ci penso io”. Fa una specie di golpe dolce e, reso forte dalla debolezza dei partiti, inizia a governare per interposta persona.

Napo2

Giusto? Sbagliato? Non lo so. Dico solo che è del tutto comprensibile. L’Italia, con il suo debito oggettivamente fuori controllo (sale, invece di scendere, pur in presenza della più alta pressione fiscale dei Paesi industrializzati: fate voi) non può prescindere, mai, per alcuna ragione, dalla fiducia dei mercati finanziari, che ogni mese devono comprarsi fette di quel debito, ai tassi più bassi possibili (un minuto di silenzio per lo statista di Arcore che ha dichiarato che “lo spread non esiste”). Napolitano questo lo sa. E deve avere pensato che una sola nefandezza l’Italia potrebbe ancora aggiungere al suo repertorio: dare l’idea di una nave senza timone. Quindi si va avanti. La governabilità per la governabilità, a ogni costo, senza neanche stare più a guardare se è buona o cattiva, se fa o non fa. È solo che l’alternativa è peggio. Se poi ci scappa una riforma accettabile, tanto meglio. E quindi giù rospi da ingoiare.

Può non piacere, e infatti a molti non piace affatto, ma è comprensibile. Che poi non piaccia a Fausto Bertinotti, che se verrà ricordato dai posteri sarà per aver preso parte alla congiura contro il governo Prodi, fa quasi sorridere.

Alfano

Una cosa sola non capisco, ed è quello che mi pare un certo strabismo nell’applicazione di questa legge non scritta. Prendiamo il caso di Alfano e dell’espulsione di Alma Shalabayeva: se il ministro non sapeva deve dimettersi perché evidentemente non ha le capacità per guidare un ministero così delicato; se sapeva deve dimettersi perché ha acconsentito a un atto illegale. Alfano ha scelto di puntare sulla prima giustificazione: non sapevo. E ovviamente non ha convinto nessuno, nemmeno se stesso (forse un giorno sapremo di più su questa “extraordinary rendition”: un favore di Berlusconi all’amico Nazarbayev? Dei servizi segreti all’Eni? Dei venusiani a Brunetta? Male, malissimo in ogni caso).

brunetta

Ma, dicevamo, il succo non sta nella credibilità della spiegazione di Angelino. Bensì – indovinate – nella governabilità. Mi pare di sentirla, la telefonata di Napolitano a Epifani (o a chi diavolo comanda nel Pd): “Si, vabbè, ho capito, quello ha fatto un casino, però non è che possiamo mandare tutto a puttane, mo’ che ci sta l’asta dei Btp”. Certo. Ma perché si dà per scontato che se Alfano è costretto (giustamente) a dimettersi il Pdl fa cadere il governo, e non che se Alfano resta (ingiustamente) al suo posto il Pd fa cadere il governo? Perché tutto, in questa fase, funziona a senso unico? Perché la Idem sì e Calderoli no? Non so come mai, ma l’altra telefonata, quella di Napo a Berlusconi (“Vedi di farlo dimettere alla svelta, se no qui il Pd non lo teniamo più, cade il governo e poi son cazzi vostri…”), pur così ovvia, non riesco a immaginarmela.

Epifani

Possibili spiegazioni? 1) Napolitano è come quei genitori che sgridano i propri figli, anche se la cazzata l’ha palesemente fatta l’amichetto, perché non sta bene sgridare i figli degli altri; 2) col Pdl nessuno (neanche lui) si sente di andare allo scontro, perché sono talmente spregiudicati e imprevedibili che non si sa – davvero – che cosa potrebbe capitare; 3) boh.