Calcio

Mercato Milan: tutto quello che c’è da sapere (e da sperare)

30 Giugno 2019

Il 1° luglio si apre ufficialmente il calciomercato. Il Milan si presenta come una delle squadre più rinnovate (nella dirigenza, nell’allenatore, nel modulo di gioco), con vecchi/nuovi obiettivi (‘sta benedetta qualificazione in Champions’ League), qualche paletto in più (niente Europa League) ma anche in meno (un anno in più per il pareggio di bilancio). Deve lavorare parecchio sul mercato, in entrata e in uscita. Come si muoverà?

maldini_boban

I fatti – Vediamo innanzitutto le condizioni oggettive. 1) Sulla base delle idee di Marco Giampaolo, proveniente dalla Sampdoria e considerato un allenatore che predilige un calcio tecnico e bello da vedere, il Milan si disporrà con il modulo 4-3-1-2: cioè quattro difensori, tre centrocampisti, un trequartista e due punte. 2) Una rosa completa è costituita da due giocatori per ogni ruolo di movimento e tre portieri: quindi quando si pensa a un ruolo, bisogna sempre moltiplicarlo per due: le squadre forti sono forti proprio perché spesso hanno “riserve” (se si possono ancora chiamare così) forti quanto i titolari, e spesso più dei titolari delle squadre “normali” (pensate alla Juve che al settantesimo mette in campo Cuadrado e Douglas Costa, che fanno a fettine qualunque difesa già stremata da Cristiano Ronaldo, Dybala, Bernardeschi e Mandzukic). 3) La squadra dirigenziale del Milan è stata celebrata da tutti i media del mondo: in effetti Ivan Gazidis, Paolo Maldini, Zvonimir Boban, il direttore sportivo Frederic Massara e il capo scout Geoffrey Moncada sembrerebbero sulla carta un vero dream team. Peccato che in campo non ci vadano loro. 4) Dalla rosa del Milan 2018-2019 sono già usciti cinque giocatori: Riccardo Montolivo, Jose Mauri, Cristian Zapata, Ignazio Abate per scandenza di contratto e Tiemoué Bakayoko per fine prestito [Edit: l’amico Marco Fontana mi fa notare che è scaduto anche il contratto di Andrea Bertolacci: curioso come funzioni bene il meccanismo della rimozione]. Per ora ne è stato comprato uno, Rade Krunic, un centrocampista bosniaco. Tutto il resto è da fare, e non è poco. Vediamo che cosa potrebbe accadere.

La difesa – Allo stato attuale le certezze sono poche, a partire dal portiere. La soluzione più semplice (anche se dolorosa) prevederebbe la cessione di Gigio Donnarumma per una somma interamente cash intorno ai 50 milioni (il valore del giocatore è molto più alto, ma i soli due anni di contratto residui non aiutano), la promozione di Reina a titolare e il lancio di Alessandro Plizzari (classe 2000, titolare in Nazionale Under 20) come secondo e magari come titolare in Coppa Italia; trovare un terzo portiere (magari lo stesso Antonio Donnarumma) non dovrebbe essere un grande problema. In questo modo si abbasserebbe un po’ il tasso tecnico, ma si respirerebbe a pieni polmoni dal punto di vista economico. Paradossalmente, infatti, se Gigio Donnarumma dovesse rimanere si aprirebbe una serie di problemi piuttosto complessi: occorrerebbe rinnovargli il contratto (al rialzo), pena il rischio di vederlo partire a zero fra due anni o a poco l’anno prossimo (il nome Mino Raiola vi dice qualcosa?); bisognerebbe trovare una sistemazione adeguata a Plizzari, possibilmente senza perderlo; continueremmo ad avere tre portieri che costano oltre 20 milioni lordi all’anno (di più se Donnarumma dovesse rinnovare) e non porteremmo a casa denaro fresco. Qui – ahinoi – la soluzione ideale è evidente.

alessio-romagnoli

In mezzo alla difesa è ovviamente confermatissimo il capitano Alessio Romagnoli. Al suo fianco – almeno al momento – giocherebbe Mateo Musacchio, in attesa di un pieno recupero di Mattia Caldara. Questioni in sospeso: chi sarebbe il quarto centrale? Il “canterano” Matteo Gabbia (classe ’99, anche lui nazionale Under 20) o un giocatore più collaudato? Per ora è andato a vuoto il tentativo di acquistare il giovane turco Ozan Kabak (classe 2000, cioè più giovane di Gabbia ma a quanto pare più quotato) e i nomi che si fanno sono quelli di Joachim Andersen, danese della Samp classe ’96, valutato circa 35 milioni (troppo per una squadra che non può spendere) e del croato Deian Lovren, trentenne, in forza al Liverpool, più abbordabile economicamente. Insomma uno o due centrali servono assolutamente: usciranno da questi nomi? O gli scout del Milan, capitanati da Geoffrey Moncada, a sua volta capitanato dal DS Frederic Massara, a sua volta capitanato dal DT Maldini, a sua volta capitanato dal Chief of Football Operations Boban, a sua volta capitanato dal Ceo Ivan Gazidis, oppure tutti capitanati da qualcun altro secondo un ordine imperscrutabile, riusciranno a trovare un buon difensore centrale prima che costi troppo, guadagni troppo, abbia un procuratore troppo invadente? Speriamo.

Teo-Hernandez

Sulle fasce la situazione è al tempo stesso più chiara e più complessa. A destra dovrebbero giocarsela Davide Calabria e Andrea Conti, entrambi giovani, italiani, già collaudati. L’unico rischio viene dalla tenuta fisica di Conti, che come Caldara da quando è al Milan è stato praticamente sempre infortunato e adesso bisogna capire che cosa è rimasto di quel cavallone che in maglia Atalantina si faceva la fascia ad ampie falcate mentre gli avversari lo guardavano ammirati da tanta giovanile esuberanza. Speriamo bene, anche qui. A sinistra abbiamo la bellezza di quattro giocatori: il veterano Ricardo Rodriguez, buon piede sinistro, lento come una lumaca, uno che sul fondo non ci è mai arrivato nella sua carriera e se ci arrivasse probabilmente si fermerebbe a fare una foto per serbare il ricordo di un luogo sconosciuto e affascinante; il folletto Diego Laxalt, che quando giocava nel Genoa sembrava immarcabile da quanto era veloce, mentre nel Milan è sembrato più che altro incomprensibile; e poi Ivan Strinic, titolare della Nazionale croata vice-campione del mondo, arrivato al Milan con un ingrossamento cardiaco, risoltosi dopo nove mesi circa di cure amorevoli e sostituito da un infortunio più banale alla caviglia, tale che nessuno lo ha mai visto giocare. Ai tre personaggi sopra descritti si dovrebbe aggiungere il talentino madridista Theo Hernandez, uno che fa dell’indisciplina fuori dal campo il suo tratto distintivo, ma che a quanto pare avrebbe “stregato Maldini”, che – dai – di terzini sinistri un po’ dovrebbe capire. Quindi la domanda è: se Hernandez non fa come Kabak e arriva davvero (per 20 milioni) dobbiamo assolutamente vendere due terzini sinistri. Quali? Secondo me la risposta è semplice: quelli per cui ci sarà una richiesta (e una valutazione non offensiva), senza particolari preferenze, tanto sono tutti un po’ così.

Il centrocampo – Fin qui tutto facile (si fa per dire). Adesso entriamo nella zona complicata del campo, cioè il centrocampo. Abbiamo detto che Marco Giampaolo vuole giocare con il glorioso “rombo”, quindi rispetto allo scorso anno non cambiano tre ruoli su quattro (regista, due interni) ma si pone l’annosissimo tema del trequartista. Partiamo dal basso: al Milan un regista di ruolo lo abbiamo e risponde al nome di Lucas Biglia, strappato alla Lazio due anni fa. Biglia ha 33 anni e quest’anno è stato a lungo infortunato: non sembrerebbe il nome da cui Giampaolo vorrebbe ripartire per uno dei ruoli chiave, ma magari una buona riserva. Quindi chi? La prima scelta sembrava Lucas Torreira, uruguagio di 23 anni, piccolo ma tignoso, in forza all’Arsenal che ovviamente non lo vende e se lo vende chiede molti soldi e quindi non fa al caso del Milan. La suggestione più sexy è Dani Ceballos, 23 anni da compiere, piedi buoni, regista della Nazionale Under 21 spagnola. Ceballos è di proprietà del Real Madrid, il che significa che è caro (male), però il Real deve sfoltire la rosa (bene), però il Real potrebbe esigere un diritto di recompra o comunque un modo per non perderlo del tutto (malino), perché probabilmente è molto forte. L’alternativa nel ruolo potrebbe essere Dennis Praet, belga della Sampdoria, 25 anni appena compiuti, buon fisico, che ovviamente Giampaolo conosce bene e ha già “bloccato” almeno un centinaio di volte nell’ultimo mese, stando alla stampa specializzata (in balle).

AC Milan's midfielder Giacomo Bonaventura celebrates after scoring the 2-1 goal lead during the round of sixteen Italy Cup soccer match between AC Milan and Torino FC at the Giuseppe Meazza stadium in Milan, Italy, 12 January 2017. Ansa/Daniel Dal Zennaro

E le due mezzali? Al momento in quel ruolo il Milan avrebbe Frank Kessie, di cui tutti vorrebbero liberarsi un po’ troppo sbrigativamente (è vero, è scarso tecnicamente ma è una forza della natura), Lucas Paquetà, il talento brasiliano indiziato anche di trequartismo (ci arriviamo dopo), il caso umano Hakan Calhanoglu, uno di cui tutti dicono “in allenamento fa cose pazzesche” che poi si astiene rigorosamente dal replicare in partita e pertanto ha un po’ stancato il pubblico rossonero, e poi – ve ne eravate dimenticati, eh, distrattoni? – il miglior giocatore del Milan, cioè quel Giacomo Bonaventura che dovrebbe rientrare dopo un infortunio che gli ha fatto perdere quasi un campionato intero. Jack ha 30 anni, è al Milan dal 2014 (la penultima cosa sensata fatta da Galliani, forse senza volerlo), dove ha giocato 152 partite e segnato 31 gol: se sta bene, è difficile tenerlo fuori. Intanto il Milan ha acquistato dall’Empoli Rade Krunic, classe ’93, un centrocampista duttile che sembra poter giocare in più ruoli. Insomma, qui la sensazione è che Giampaolo voglia un regista di sua fiducia (il gia citato Torreira sarebbe l’ideale, ma non arriverà) e una mezzala di qualità, mentre Kessie potrebbe essere sacrificato, in modo da poter dire, l’anno prossimo, che “ci mancano muscoli a centrocampo”.

Kakà

Il trequartistaDelle quattro squadre che sono arrivate in finale di Champions League e di Europa League quattro giocano con il modulo 4-3-3, che è quello che usava anche quel pazzo iconoclasta di Gattuso. Ora che evidentemente la sappiamo più lunga useremo il 4-3-1-2. Ok. Quindi serve un trequartista, ruolo desueto proprio perché difficilissimo: se vuoi fare una cosa che non fa nessuno, tipo giocare a tennis con la racchetta di legno, devi essere molto più bravo degli altri. Si vede che adesso lo siamo. I nomi fatti finora per il ruolo sono quelli dei già citati Lucas Paquetà e Calhanoglu e – ! – di Jesus Suso (Giampaolo ha detto che “lo vuole provare”, speriamo sia una mossa per alzarne il prezzo), uno che nella vita non si è mai mosso dai suoi due metri per due sulla fascia destra, da dove fa due passi e talvolta libera il suo (invero meraviglioso) sinistro per crossare o meglio per tirare sul secondo palo. Siamo sicuri? Siamo sicuri che uno di questi tre ragazzi possa fare il trequartista? Io mica tanto: perché nel calcio attuale il trequartista deve essere non solo molto bravo tecnicamente, ma anche velocissimo, per saltare l’uomo o quantomeno per crearsi uno spazietto in cui far passare la palla, e nessuno dei tre lo è. Per darvi un’idea, Pirlo ha smesso di fare il trequartista e si è scoperto regista basso principalmente perché era troppo lento per giocare nella zona “calda” del campo, dove hai sempre uno o due giocatori addosso. Per darvi un’altra idea, l’ultimo vero trequartista del Milan è stato Kakà, uno che quando partiva in progressione era oggettivamente imprendibile per qualsiasi difensore (sarebbe bello vedere Skriniar giocare i primi 12/13 minuti di ogni derby e poi uscire per doppia ammonizione). Vedete un Kakà in circolazione? Nel Milan? Anche fuori dal Milan? Io no. Morale: scommetterei su Paquetà titolare e Calhanoglu riserva (e Suso a malincuore sul mercato, ma con una gustosa plusvalenza, visto che lo abbiamo preso a zero). O magari una giovane promessa nel ruolo, da pagare poco e da non sommergere subito di responsabilità.

MILAN, ITALY - JANUARY 29: Krzysztof Piatek (R) of AC Milan celebrates his second goal during the Coppa Italia match between AC Milan and SSC Napoli at Stadio Giuseppe Meazza on January 29, 2019 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

L’attacco – Siamo così giunti a quella zona del campo che fa sognare adulti e bambini, i quali comprano di preferenza la maglia numero nove del bomber. Anche qui abbiamo una certezza e tanti dubbi. La certezza è il polacco Krzysztof Piątek, punta implacabile, 30 gol nella scorsa stagione, quasi un gol ogni due partite in carriera. E poi? È chiaro che accanto a Piątek dovrebbe giocare una seconda punta, un giocatore con caratteristiche diverse, più mobile, veloce, portato a “girare intorno” e poi a colpire all’improvviso. E invece noi abbiamo Patrick Cutrone, gioiello del vivaio, amatissimo dal pubblico, ma tatticamente molto simile al polacco (e, soprattutto, uno che vuole giocare titolare – problemino). Poi abbiamo un cavallo di ritorno, quell’Andre Silva, portoghese elegante, pupillo di Cristiano Ronaldo, reduce da una stagione al Siviglia iniziata benissimo e finita in sordina, che forse potrebbe essere più compatibile con Piątek rispetto a Cutrone. E poi avremmo Fabio Borini, un giocatore con un cuore grande così, uno che dove lo metti sta, anzi che dove lo metti corre, si sbatte, rientra in difesa, uno che vorresti invitare a cena, ma non certo un giocatore da squadra che punta ad andare in Champions League. Sintesi: in teoria con due prime punte (Piątek e Cutrone) e due “seconde punte” (Silva e Borini) potremmo anche essere a posto. Ma la verità è che – tolto Piątek – tutti hanno un problema: Cutrone non vuole fare la riserva e non è complementare al polacco; Silva potrebbe essere un’eterna incompiuta; Borini è semplicemente scarso tecnicamente. Perdere Cutrone – anche in cambio di una bella plusvalenza – sarebbe un gran peccato per quello che rappresenta in termini di milanismo. Borini se ce lo chiedono lo cediamo subito, anche se continueremo a volergli bene per sempre. Silva ha un procuratore talmente potente (Jorge Mendes) che potrebbe piazzarlo da qualche parte, magari al Wolverhampton – squadra inglese piena di portoghesi – e con il ricavato potremmo prendere una vera seconda punta, mobile, veloce, tecnica, non dico Aubameyang ma magari quel Kramaric di cui si era parlato molto qualche settimana fa (poi più niente).

Giampaolo

Conclusioni – Adesso avete (abbiamo) il quadro completo: dobbiamo vendere per poter comprare, e ogni soluzione sembra presentare pro e contro abbastanza complicati. Domani comincia il mercato, il 9 luglio il Milan si raduna, e gli allenatori alla Giampaolo vorrebbero iniziare la preparazione con una rosa pressoché definitiva perché devono spiegare il loro calcio: staremo a vedere che cosa combinerà il nostro dream team dirigenziale. Una cosa è certa: gli uomini di mercato si riconoscono non tanto da chi comprano ma piuttosto da chi vendono, e ovviamente a quali condizioni. Se sono davvero bravi, cioè se venderanno bene e compreranno giocatori che nessuno ha mai nominato in queste settimane, neanch’io qui, lo capiremo in fretta.