Calcio

Milan, un mercato diviso in tre (come la Gallia)

4 Settembre 2022

Commentare il mercato del Milan all’indomani di un derby vinto è tutto sommato una bella comodità: un eventuale insuccesso avrebbe viziato ogni analisi, vincolandola – come accade sempre più spesso, specie da parte di chi questa scempiaggine che sto facendo io la fa per mestiere – alla stretta attualità. Invece possiamo prenderci il lusso di ragionare sul lungo periodo e, al limite, di scegliere di peccare di un po’ di ottimismo – e intanto stabilisco il record mondiale di “di” consecutivi, quattro – visto che alcuni giocatori acquistati nelle ultimissime ore di mercato non li abbiamo ancora visti giocare e siamo costretti a un atto di fede, che è poi l’essenza di questa cosa che chiamiamo calcio e che fingiamo di capire.

LA DIFESA

Sul fonte portieri nulla da registrare se non che: a) il canterano Plizzari è stato ceduto a titolo definitivo (al Pescara), fatto che probabilmente interessa solo ai malati di settore giovanile, ovvero Filippo Galli, il mio amico Fabio e me; b) Maignan si impone come uno dei portieri più forti del mondo, altro che i dieci punti in meno, e infatti corre per il premio Jašin, che i francesi nella loro megalomania traslitterativa chiamano, non si sa perché, Yachine.

Per il resto della difesa le scelte sono state in parte prevedibili, in parte no. Nel consueto pezzo di inizio mercato avevo scritto che non credevo alla pista Botman, e ci ho azzeccato. A parte che se il Milan avesse speso (almeno) 30 milioni per un difensore centrale il mercato sarebbe più o meno finito lì, ma poi immaginavo un tipo di giocatore diverso. Il bellissimo Malick Thiaw (si pronuncia “Ciao”, pari pari) ha 21 anni appena compiuti (8 agosto) e secondo il sito del Milan è alto 1,94; ha doppia cittadinanza tedesca e finlandese ed è nazionale tedesco Under 21. Si dice che sappia impostare e che abbia un bel piede destro, resta da capire quanto sia veloce visto che – come avevamo detto – al “front office” del Milan sembrano piacere sempre più difensori capaci di giocare in campo aperto e accettare l’uno contro uno (in pratica più Kalulu/Tomori e meno Romagnoli, come si è ben visto nel finale dello scorso campionatoo). Una cosa è certa: ancorché acquistato – a titolo definitivo, a sei milioni – solo due giorni prima della fine del mercato, Thiaw era già stato seguito nel mercato di gennaio. Il Milan, quindi, ha avuto il tempo di studiarlo per bene. Per età e caratteristiche sembra un caso perfetto di maldinismo o, meglio, di moncadismo.

“Ciao!”. Malick Thiaw (si pronuncia proprio “Ciao”), difensore centrale tedesco-finlandese – Fonte: sito AcMilan

Se della ricerca di un difensore centrale sapevamo tutto, la mossa delle ultime ore ci ha invece colti di sorpresa. Ci aspettavamo – casomai – un terzino sinistro, magari italiano, al posto di Fodé Ballo-Touré (che dopo un anno con noi resta un enigma), e invece ecco che Florenzi si infortuna (abbastanza gravemente, a quanto pare) e al suo posto arriva uno che era stato (quasi) la next big thing del calcio spagnolo: formatosi nell’Ajax, Sergiño Dest (che di secondo nome curiosamente si chiama Gianni e quindi era un predestinato) era arrivato nel 2020 al Barcellona per 21 milioni (più bonus) e sul suo contratto era stata apposta una clausola rescissoria di 400 milioni (eh, là!), ma poi non era mai del tutto esploso. È arrivato al Milan in prestito con diritto di riscatto (a 20 milioni) ed è una bella scommessa: poco più di un metro e settanta (da 71 a 75, a seconda delle fonti), si annuncia come un terzino destro d’attacco tecnico e veloce. Inevitabili i rimandi al suo omonimo collega brasiliano, che sulla fascia opposta ci ha fatto divertire non poco con la sua velocità surreale e il suo piede sinistro morbidissimo. Anche qui, acquisto di prospettiva: venti milioni di riscatto, tuttavia, non sono affatto pochi per il Milan attuale (e pure per quello futuro targato RedBird, che rimarrà parsimonioso e attento al bilancio) e quindi il ragazzo dovrà fare di tutto (e anche avere le occasioni) per convincere chi di dovere a mettere mano al portafogli. Dest, particolare da non trascurare, è cittadino (e nazionale) statunitense: nel progetto di americanizzazione del Milan (e dei suoi ricavi) questo potrebbe avere un ruolo.

Restano, oltre ai titolarissimi Tomori e Kalulu, Kjaer, che sembra recuperato, e Matteo Gabbia, che forse andrà in prestito a gennaio, ma molto dipenderà da come staremo fisicamente e come saremo messi in Champions League.

Voto: 8. È stato fatto quello che serviva. La scommessa Thiaw è avvincente, quella Dest quasi di più.

CENTROCAMPO

Qui, dove abbiamo la ferita più grande, e cioè la perdita a parametro zero del “presidente” Franck Kessie, l’unica degli ultimi due anni di cui ci interessa davvero qualcosa, ci sono due novità di difficile valutazione. “Sostituire Kessie con un altro Kessie è impossibile”, ha detto più o meno Stefano Pioli, “quindi proveremo a sostituirlo con giocatori diversi”.

Pobega ha sostituito Tonali nel derby. Io aspetto di vederli giocare insieme. Fonte Twitter AcMilan

Innanzitutto è tornato alla base il nostro canterano Tommaso Pobega, classe 1999, al termine di un cursus honorum che lo ha portato a giocare alla Ternana in serie C (stagione vera, con 32 partite, 3 gol e 2 assist), al Pordenone in serie B (34 partite, 6 gol e 4 assist), a debuttare in A con lo Spezia (20 partite – forse un infortunio di mezzo – con 6 gol) e infine al Torino, amore e odio con Juric che più volte ha ribadito di adorare il ragazzo e di provare rabbia per dover investire su un giocatore in prestito secco (e comunque 33 presenze e 4 gol). Insomma, una gavetta vera, quella che si augurerebbe agli altri nostri giovani in prestito: Daniel Maldini, Lorenzo Colombo (che parte sempre bene), Marco Brescianini, Marco Nasti. Pobega sembra essere entrato stabilmente nelle rotazioni di Pioli come primo cambio di Tonali e Bennacer, anche grazie all’infortunio di Krunic. Se lavorerà bene potrebbe rimanere il terzo anche dopo. A meno che.

VRANCKX! È il rumore che fa quando irrompe sull’avversario? Fonte Twitter AcMilan

A meno che ci esploda fra le mani un altro di quei tre acquisti degli ultimi giorni. Parliamo di Aster Vranckx, capitano dell’Under 21 belga, una specie di clone di Thiaw leggermente più basso, essendo alto solo 1,83 per 78 chili. Vranckx (un nome chiaramente onomatopeico che vuole evocare il rumore delle gambe degli avversari dopo il suo intervento) è il più giovane della covata essendo nato nel 2002; anche lui, come i colleghi Thiaw e Dest, è stato sicuramente osservato a lungo dalla MMM e arriva in prestito oneroso con riscatto fissato a 12 milioni: tutti ci auguriamo che fra un anno valga la pena di spenderli senza pensarci un momento. Fisicamente è molto prestante, pare che abbia dei buoni piedi, in passato ha giocato anche in ruoli più creativi rispetto a quello del mediano di un centrocampo a due. È chiaramente quanto di più vicino abbiamo al ruolo di Kessie, ma sappiamo anche che per la particolarità di Kessie, soprattutto sul piano della forza fisica, la sua è un’eredità molto pesante.

Voto: 8. Pobega diventerà un ottimo comprimario. Vranckx è una scommessa: se sarà vinta, potremo dirci pienamente soddisfatti.

TREQUARTI

È la zona del campo in cui sono successe (o non sono successe) le cose più interessanti. In breve: un anno fa il Milan ha acquistato Yacine Adli dal Bordeaux e, per abbassarne il prezzo, lo ha lasciato in prestito per un anno. Adli, classe 2000, è un centrocampista offensivo, qualcosa fra la mezzala e il trequartista centrale, alto, longilineo, intelligente, un bel piede destro. Arrivato in Italia il giorno del raduno, ha disputato un ottimo pre-campionato, candidandosi quasi al ruolo di trequartista titolare.

Yacine Adli, genio incompreso? Fonte sito AcMilan

Nel frattempo, però, i nostri manager si sono pazzamente invaghiti (fino al punto di scucire 35 bei milioncini, che di questi tempi…) di Charles De Ketelaere, belga classe 2001, ancora più alto (1,92), talentuoso, bello da vedere, con un gran piede sinistro e una vaga somiglianza, nella faccia pulita e in alcune movenze, con Kakà, uno che a Milano ha lasciato dei bei ricordi. La mia idea/speranza era che CDK (come lo chiameremo per comodità) arrivasse per fare l’esterno destro: invece Pioli ha dichiarato apertis verbis che il ragazzo è sicuramente molto versatile ma il suo ruolo naturale è quello di trequartista. E così, se consideriamo anche Brahim Diaz, che ha cominciato il suo secondo anno di prestito, abbiamo tre giocatori nello stesso ruolo: in un ruolo in cui l’anno scorso avevamo il solo Diaz e in cui nelle ultime sei/sette partite decisive hanno giocato Kessie e Krunic. È insomma un paradosso dell’abbondanza, cui il Milan recente, guidato da scelte razionali ed efficienti, sempre un po’ al limite della scarsità, ci aveva disabituato. Chi giocherà? A oggi la gerarchia sembra abbastanza chiara: CDK è il titolare; alle sue spalle Diaz viene prima di Adli, tanto che quest’ultimo è stato escluso dalle liste Uefa per la Champions League, e secondo me è un gran peccato. Ho già avuto modo di scrivere che Brahim Diaz è certamente un buon giocatore, ma nel mix tra stazza fisica (è piccolo e leggerino), tecnica e velocità gli manca sempre qualcosa per farne un numero dieci da grande squadra. Personalmente mi stupirei molto se fra un anno il Milan spendesse circa venti milioni per riscattarlo e pertanto avrei dato la precedenza ad Adli nelle rotazioni e in lista Uefa. Ma Pioli sa sicuramente meglio di me che cosa deve fare, quindi mi metto l’animo in pace e attendo.

CDK: chi vi ricorda? Fonte sito AcMilan

In quella cruciale fetta di campo, la trequarti, non ci sono state altre sorprese, a meno che l’assenza di sorprese sia essa stessa una sorpresa. Mi spiego: se a sinistra la maglia da titolare è salda sulle spalle della nostra unica superstar, Rafael Leao (con Rebic possibile alternativa se smette di infortunarsi), a destra ci si aspettava uno scatto, un colpo d’ali, magari una mossa last minute con qualche esubero di lusso. Io avevo puntato su Domenico Berardi (che invece ha rinnovato con il Sassuolo, confermando la sua passione per l’anonimato in provincia, in una squadra senza stadio, senza città, senza tifosi), avevo buttato lì la quasi provocazione Bernardeschi, poi avevo – come tutti – sperato in Ziyech o in qualche moncadata (leggasi: giocatore sconosciuto a TUTTI tranne che a Moncada stesso), e invece no: su quella fascia restano Walter Messias Junior e Alexis Saelemaekers. Con tutta la simpatia che ho per entrambi (un po’ di più per Messias perché è diventato il bersaglio della frustrazione dei tifosi e questo a me dà sempre fastidio), è evidente che in quella zona di campo al Milan occorre un giocatore di maggiore qualità: magari non un altro Leao, ma un Berardi, anche se belga e ventenne, sì. Se lo sappiamo noi, possiamo esser certi che lo sappiano anche Pioli, Maldini, Cardinale e – insomma – chi deve saperlo. Potrebbe essere l’acquisto di gennaio?

Voto: 7,5. Tutto bene, CDK ci fa sognare, ma perché tre trequartisti e non un esterno sinistro? E siamo sicuri sicuri sicuri che CDK non possa qualche volta giocare a destra, a rientrare sul suoi bel sinistro, con Adli preferibilmente in mezzo? Da quel poco che si è visto i due parlano la stessa lingua calcistica e potrebbero intendersi a meraviglia.

ATTACCO

Divock, il re dei belgi. Fonte sito AcMilan

Qui poco da registrare, se non l’arrivo – ampiamente previsto e a parametro zero – dell’attaccante belga Divock Origi, arrivato a scadenza di contratto da Liverpool, dove peraltro è stato molto rimpianto e celebrato. Di Origi, che diventa il decano della nutrita colonia belga a Milanello, si sa molto perché ha 27 anni e gioca ad alti livelli da parecchi anni: si sa che è alto 1,89, che è forte fisicamente, che è veloce, che può giocare anche a sinistra (alla Leao, per intenderci), che non segna molto ma che segna gol molto importanti (attitudine che condivide con il suo collega di reparto Olivier Giroud). Visto al derby di ieri (è entrato al minuto 73 al posto di Giroud) mi è parso una forza della natura: forte fisicamente e tecnicamente, veloce, ha sbagliato quasi tutte le scelte per egoismo (inclusa una palla che avrebbe potuto dare a sinistra a un ispiratissimo Leao che avrebbe saputo cosa farne) ma credo che tanto egoismo vada capito, perdonato e quasi apprezzato. Origi è stato a lungo infortunato e ha evidentemente una gran voglia di giocare e di tirare in porta, e ci farà divertire. Accanto a lui rimane il già citato Giroud, che sta rendendo oltre le migliori aspettative, il lungodegente Ibrahimovic, l’adattabile Rebic (se, ripeto, smette di infortunarsi in modo fra l’altro abbastanza misterioso tanto da alimentare sospetti di ipocondria) e forse il giovane Lazetic che però io manderei difilato in Primavera per il bene suo e della Primavera stessa, che non è partita benissimo (vorrei parlarne, ma lo farò in un post dedicato).

Voto: 7,5. Come l’anno scorso, con un Origi in più (e un Ibra infortunato ma in modo diverso),

CONCLUSIONI

Il mercato del Milan è diviso in tre parti, un po’ come la Gallia secondo Giulio Cesare (Gallia est omnis divisa in partes tres, delle quali – per ironia dei ricorsi storici – la prima è quella abitata dai Belgi, che guarda caso sono il tema di fondo del nostro ultimo mercato): prima gli acquisti a parametro zero, i rientri dai prestiti, i riscatti, cioè quelli di cui già si sapeva. Parliamo di Origi, Pobega, Adli, Messias, Florenzi. Poi il lungo corteggiamento, con lieto fine, a Charles De Ketelaere. Infine i tre acquisti finali, in rapida successione: Thiaw, Vranckx, Dest.

Se si fosse chiusa tre giorni prima sarei rimasto un po’ perplesso. Così com’è – e cioè con i tre colpi nel finale, bum bum bum – è una perfetta campagna acquisti da “nuovo Milan”, piena di giovani di grandissima prospettiva, l’opposto di quello che hanno fatto Roma e Juventus che pure si sono mosse bene. Pertanto non possiamo non essere soddisfatti e ottimisti per l’oggi e ancor più per il domani. Resta, è vero, qualche macchia: una rosa troppo numerosa (30 giocatori), pochi italiani, un problema anche per le liste, e il rammarico per un esterno sinistro di livello internazionale: ma quale campagna acquisti si è mai chiusa senza lasciarci un più o meno grande senso di incompiutezza?