Milan: e adesso chi compriamo?

14 Giugno 2022

Sono passate due settimane e ancora non riesco quasi a dirlo, dopo anni passati a osservare una scaramanzia maniacale imposta da mio figlio, che mi impediva di spostare una sedia durante la partita, figurarsi pronunciare quella parola: SCUDETTO. Abbiamo vinto lo SCUDETTO. Sono seguiti due giorni di festeggiamenti sfrenati, la domenica sera e ancora di più il lunedì pomeriggio, quando il bus della squadra ha impiegato ore ad arrivare da Casa Milan in piazza Duomo per la quantità di persone (c’è chi ha detto un milione!) assiepate lungo le strade e spesso anche in mezzo.

La pacchia, tuttavia, è durata poco. Non saremmo Casciavit se non dovessimo soffrire sempre un po’. La settimana successiva non era finita che già Maldini aveva sganciato dalla Gazzetta un’intervista-bomba nella quale lamentava di non essere stato consultato dalla nuova proprietà. Nel frattempo giravano voci incontrollate sull’acquisto della società da parte di RedBird Capital, con formule che evocavano un misto fra Yonghong Li, Suning e la ‘ndrangheta. Poi il nuovo proprietario, Gerry Cardinale (ok, il nome da film di Scorsese ce l’ha, ma ha studiato ad Harvard) ha firmato il cosiddetto signing (una specie di lettera d’intenti che precede la vendita vera e propria), si è fatto fotografare nella sala dei trofei, ha detto che non si era mai emozionato così tanto neanche al Superbowl, ha coccolato Maldini e Massara (che però non hanno ancora rinnovato il loro contratto, ma stiamo tranquilli, vero?), ha detto che gli piace vincere, ha parlato di nuovo stadio e il clima si è un po’ rasserenato. Ma che fatica, ragazzi. Che fatica.

Va bene. Possiamo quindi, in attesa dei prossimi passi ufficiali, dare una speranzosa occhiata alla nostra rosa e provare – per gioco, come al solito – a immaginare qualche intervento, sapendo bene, sempre come al solito, che i nostri eroi della MMM (Maldini-Massara-Moncada) ci smentiranno su tutta la linea (o quasi: qualcuna l’abbiamo indovinata) andando a pescare nomi di cui non si era mai parlato. Il raduno è il 4 luglio, il campionato comincia addirittura prima di metà agosto: non c’è tempo da perdere.

DUE PREMESSE

1) Questo è un gruppo così ben costruito e affiatato che, a differenza degli anni passati nei quali non vedevamo l’ora di sbarazzarci di qualche costoso e improduttivo stipendio, ora il solo pensare a eventuali cessioni mette malinconia. Per ora sappiamo che Kessie andrà al Barcellona (ma proprio adesso che ce l’abbiamo fatta, Franck?), che Romagnoli non rinnoverà e forse andrà alla Lazio (gli dobbiamo rispetto per avere portato la fascia di capitano in anni abbastanza infausti, ma ce ne faremo una ragione) e abbiamo il sospetto/speranza che si trovi una soluzione che accontenti Castillejo, cui vorremo sempre bene ma cui non affideremmo la nostra preziosa fascia destra. Per quanto riguarda gli altri io confermerei tutti, anche se la ragione dice che forse qualche sacrificio sarà necessario.

2) Il mercato del Milan sarà condizionato dalla questione delle “liste”, cioè dal numero di giocatori di un certo tipo che devono necessariamente essere presenti nella rosa. Nello specifico (copio dalla Gazzetta): “Le società di Serie A, da regolamento, possono utilizzare 25 calciatori, di cui almeno 4 devono essere stati formati nel club (periodo di 36 mesi in età compresa tra i 15 e i 21 anni) e altrettanti formati in Italia (stesso criterio, indipendentemente dalla nazionalità). In aggiunta, si può ricorrere all’utilizzo degli under 21, ovvero integrare la rosa con i tesserati che alla data del 31 dicembre della stagione sportiva precedente non abbiano già compiuto il 21° anno di età”.

Sono Tommaso, e sono tornato.

Per quanto riguarda i giocatori formati nel vivaio, solo due sarebbero parte a pieno titolo della rosa: Calabria e il rientrante Pobega che – dopo anni di vagabondaggi – mi sembra essersi meritato un posto vero nel Milan. Poi c’è una bella lista di giovanotti interessanti, ma che a mio avviso avrebbero tutto il vantaggio a fare esperienza in squadre con ambizioni inferiori. In ordine alfabetico: Marco Brescianini, centrocampista del 2000, reduce da un infruttuoso prestito al Monza con pochissime presenze, da rilanciare completamente; Lorenzo Colombo, attaccante del 2002, che alla Spal aveva iniziato benissimo la stagione e l’ha finita in modo anonimo, ha i suoi estimatori; Matteo Gabbia, difensore del 1999, già al Milan l’anno scorso, ma forse non il tipo di difensore che cerchiamo (con il gran bene che gli si vuole, sia chiaro); Daniel Maldini, trequartista del 2001, anch’egli al Milan nello scorso campionato e grande mistero: perché non va anche lui a farsi le ossa in provincia? Per il nome che porta? Conoscendo il rigore di Paolo dovrebbe valere il contrario; Alessandro Plizzari, portiere del 2000, che ha iniziato il campionato al Milan e a metà stagione è andato al Lecce dove ha fatto tre presenze. La questione è spinosa: chi tenere per arrivare a quattro? Ribadito che tutti i sopra citati avrebbero un gran bisogno di fare esperienza, si può provare a fare delle ipotesi: Colombo rimane come terza punta? Maldini jr rimane inamovibile? Plizzari rientra come terzo portiere? Gabbia ha un anno di esperienza in più e quindi viene confermato? L’unico che vedrei come sicuro ripartente (da non perdere, però) è Brescianini.

Discorso analogo vale per la lista “italiani”, dove in buona sostanza al momento avremmo Tonali e Florenzi e (forse) il terzo portiere Mirante: le grandi capacità di scouting di Massara e Moncada sui mercati internazionali, unite alle pretese assurde di molte società italiane al momento di cedere i loro giocatori (ogni riferimento al capriccioso Sassuolo è voluto), hanno prodotto una situazione che richiederà un po’ di lavoro supplementare. Al momento ne mancano uno o due.

DIFESA

Il reparto portieri, a proposito dello scouting di cui sopra, è saldamente presidiato da Mike Maignan, miglior portiere del campionato, che non ha fatto rimpiangere Donnarumma e ha tappato la bocca ai presunti esperti secondo i quali il Milan sarebbe partito con un gap di dieci punti solo per il cambio di portiere. Si è visto, ma in positivo. Alle sue spalle il buon Tatarusanu, rigenerato da un rigore parato nel derby, non sembra in pericolo; da capire chi sarà il terzo. Magari quel Mirante ingaggiato al volo quando Magic Mike si è infortunato.

Il vero dato saliente della difesa del Milan è che quando Romagnoli è tornato disponibile dopo l’infortunio, Pioli ha continuato come se niente fosse a preferirgli Kalulu al fianco di Tomori: Romagnoli ha rivisto il campo solo per una (doverosa) passerella di pochi minuti a Reggio Emilia. Il che ci dice che Pioli si fida ciecamente di Kalulu malgrado la stazza non da difensore centrale contemporaneo (1,79) e – di più – che a Pioli piacciano i difensori centrali veloci, capaci di portare il pressing fino nella metà campo avversaria e quindi di rientrare molto rapidamente rischiando di dover affrontare l’avversario in campo aperto. Del resto lo aveva detto tempo fa anche Maldini: “Prima cercavamo difensori capaci di giocare di reparto, oggi cerchiamo difensori forti nell’uno contro uno e gli insegniamo a giocare di reparto”. Considerato il rientro di Kjaer, alto, grosso e non giovanissimo (ma intelligente e bravo nel posizionarsi) io credo che il Milan cercherà un centrale veloce. Sarà il colosso olandese Sven Botman (classe 2000, un metro e novantatré centimetri) di cui si parla da un anno come di un pupillo proprio di Maldini? Sarà Gleison Bremer, il brasiliano del Torino che piace anche all’Inter? Sarà un altro? Non lo so, ma la filosofia aziendale mi sembra chiara: velocità, ancor prima che stazza.

Botman: grande, grosso, giovane

A destra – miracolo – abbiamo due italiani, Calabria e Florenzi (verrà riscattato), mentre a sinistra abbiamo due francesi: il confermatissimo Theo Hernandez e l’enigma Fode Ballo-Tourè, che non ha impressionato (anzi, ha giocato un derby piuttosto disastroso), ma a onor del vero ha anche avuto poche occasioni per rifarsi. L’idea che circola è che il Milan (che lo ha acquistato a titolo definitivo a una cifra piuttosto bassa) provi a venderlo per sostituirlo con un terzino sinistro italiano, anche qui più per il gioco delle liste che per ragioni tecniche (che pure ci sarebbero).

CENTROCAMPO

Perdiamo Franck Yannick Kessie, l’uomo con più “k” del campionato. E io continuo a dire che mi dispiace: Franck non sarà un fuoriclasse, ma ha una struttura fisica così poderosa che lo rende difficile, quasi impossibile, da spostare, da superare, da contrastare. È un giocatore abbastanza unico per mix fisico-tattico-tecnico ed è un vero peccato perderlo. Ma ormai è fatta, mettiamoci il cuore in pace.

Il suo posto verrà preso da Tommaso Pobega, un buon giocatore (ha recentemente debuttato in Nazionale), sicuramente all’altezza degli ultimi centrocampisti sfornati dal Milan (non lo cambierei con Locatelli o Cristante, per dire), alto, grosso, dinamico. Nel suo anno di prestito al Torino, Iva Juric lo ha fatto giocare inizialmente nel centrocampo a due e verso la fine come uno dei due trequartisti dietro la punta centrale, quasi avesse voluto prepararlo a un futuro nel Milan in cui, secondo me, potrà fare sia il centrocampista puro, sia il “falso trequartista”, nella posizione in cui Pioli ha schierato Kessie e Krunic nel finale di stagione. La sensazione, comunque, è che un altro centrocampista possa arrivare: da un anno si parla di Renato Sanches, portoghese, più tecnico e meno fisico di Kessie, una specie di Seedorf atteso da anni al definitivo salto di qualità, anche lui sdoppiabile fra centrocampo e trequarti: anche se queste attese interminabili insospettiscono sempre e a furia di leggere che “è sempre più vicino”, mi pare di vederlo, nel caldo di giugno, percorrere l’enorme e assolata piazza Gino Valle a passettini cortissimi, fino a spalmarsi sulla vetrata di Casa Milan. Restano, ovviamente confermatissimi, Tonali e Bennacer.

TREQUARTI

È il capitolo più irrisolto. Se a sinistra Rafa Leao è ormai una certezza (adesso deve rinnovare, però, e mi pare evidente che il gran finale di stagione ha acceso gli appetiti suoi e del suo procuratore), tutto il resto è da capire. Il cambio naturale di Leao è Rebic, che quest’anno è stato a lungo infortunato e appare non incedibile: nel caso uscisse Rebic servirebbe quindi un altro esterno di piede destro capace di produrre superiorità numerica e gol, magari non quanto Rafa ma con quell’idea in testa. Per capirci, non Saelemeakers, che pure è un esterno di piede destro e a un certo punto della stagione ha fatto anche l’esterno sinistro in emergenza, ma piuttosto il simpatico Deulofeu, che parla sempre bene dei suoi anni rossoneri ed è in uscita dall’Udinese.

Al centro, il piccolo Brahim Diaz è partito molto bene, poi ha forse avuto problemi fisici, è rientrato, ma nel finale di stagione non è riuscito a incidere, tanto che Pioli si è inventato il trequartista “pesante”, con cui ha completato il filotto di vittorie decisivo. Brahim ha ancora un anno di prestito, poi bisognerebbe riscattarlo a circa venti milioni: siamo convinti dell’investimento? Il giocatore è giovane, ha buona tecnica, è intelligente, ma a me pare che per giocare ad alti livelli in quel ruolo gli manchi qualcosa: o un po’ di velocità, o un po’ di tecnica, o un po’ di stazza fisica, o forse un mix ben ponderato di tutte e tre. Insomma: oggi faccio fatica a pensare a un investimento importante su Diaz. In quel ruolo potrebbe giocare Yacine Adli, classe 2000, acquistato un anno fa e lasciato in prestito al Bordeaux, che nel frattempo è retrocesso, consolidando la gloriosa tradizione secondo cui ogni anno compriamo uno o più giocatori da squadre che lasciano la serie maggiore (Krunic, Bennacer, Tonali, Messias, Adli). Adli è un centrocampista offensivo longilineo ed elegante, con un bel piede destro, capace di lanciare, di cambiare gioco, di vedere gli spazi fra le linee, di condurre la palla. Potrebbe essere perfetto per il gioco del Milan se mettesse in mostra anche un po’ di propensione al sacrificio difensivo, cosa che Pioli chiede a tutti i giocatori a partire dalla prima punta, figuriamoci a un centrocampista. Qualcuno, in Francia, dice che Adli assomiglia a Zidane per l’eleganza. Non chiediamo tanto, ma siamo già pronti a innamorarci di lui.

Elegante e talentuoso: Adli ci farà innamorare

I giochi sono totalmente aperti, invece, sulla fascia destra dove quest’anno si sono alternati il vituperato Junior Messias, l’acquisto meno sexy della storia del calcio, e il già citato Alexis Saelemaekers. Messias, lo dico subito, lo riscatterei con l’obiettivo di farne il sostituto in quel ruolo: ha fatto il suo con cinque gol in campionato (sei con quello allo Spezia) e uno, pesantissimo, in Champions. Saelemaekers è un giocatore talmente duttile (di base sarebbe un terzino destro, ma è un tipo disponibile, che fa un po’ di tutto), che lo confermerei a meno di una grande occasione di mercato. Resta il fatto che è qui, in questa zona del campo, che va fatto l’acquisto importante: un giocatore che ci faccia salire di livello.

I nomi che girano al momento sono tre. Domenico Berardi del Sassuolo (l’ho scritto quando non ne parlava nemmeno Di Marzio sotto Lsd), che sarebbe oggettivamente il profilo perfetto per ruolo, esperienza, conoscenza del campionato italiano; nelle ultime stagioni ha fatto 46 gol in 94 partite di campionato, che costituirebbero un rendimento impressionante anche per una prima punta, oltre a diversi assist; i limiti risiedono nella totale mancanza di esperienza internazionale (del resto se passi la vita a Sassuolo a fare il valvassino di provincia poi qualcosa ti manca), nell’età non più verdissima (quasi 28) e nei prezzi molto elevati solitamente praticati dalla sua società quando vende un giocatore. Il secondo nome è quello di Niccolò Zaniolo, enfant prodige della Roma dal carattere bizzoso. Zaniolo è per certi versi il giocatore perfetto: alto (1.90), forte fisicamente, veloce, con un bel piede sinistro, giovane. Immaginare Leao da una parte e lui dall’altra è football porn, almeno sulla carta. Se però andiamo a guardare che cosa ha combinato questo indubbio cavallo di razza nei quattro anni alla Roma, scopriamo che ha giocato poche partite (82), che ha saltato a piè pari un anno per infortuni gravi e che ha segnato – in quattro anni! – 12 gol, di cui solo due nell’ultima stagione. Insomma. Fintanto che la Roma chiede 60 milioni in contanti, Niccolò può stare dove sta (ma io credo che Massara quasi ogni giorno si faccia sentire con una propostina creativa, tipo: “22,5 milioni, Saelemaekers, il prestito di Colombo, una Legnano degli anni’70? Eh? Oppure…”).

È ora di cambiare quei brutti colori, Charles

Il terzo candidato (sempre stando ai rumours di stampa) è un certo Charles De Ketelaere, belga del Bruges, classe 2001, altissimo (1,92) ma con un piede sinistro davvero fatato. CDK (come lo chiameremo per comodità) è un giocatore meno verticale e dinamico di Zaniolo, ma ha una gran tecnica, gioca da esterno destro, da trequartista centrale, da seconda punta e all’occorrenza anche da prima punta, un po’ come Thomas Muller. Vi dico la mia? È meraviglioso ma costa tanto; alla peggio, farei un’operazione alla Adli: comprare subito (con un bello sconto) e lasciare un anno in prestito. E nel frattempo? Un italiano, anche per il problema delle liste.

C’è un altro giocatore che – ci scommetto – i nostri scout hanno considerato, anche se il suo nome sembra caduto in disgrazia e scriverlo su un social network equivale a portarsi a casa una palata di insulti. Lo dico: Federico Bernardeschi. (“Buuuu!”. Vi sento).

Al suo ultimo anno alla Fiorentina, Bernardeschi (all’epoca detto Brunelleschi) ha segnato 11 gol in 32 partite di campionato oltre a quattro assist. Tanto è vero che la Juventus lo ha acquistato, lo ha strapagato (40 milioni), lo ha rovinato: otto gol in 134 partite di campionato nei cinque anni a Torino, un disastro. Ora però Bernardeschi (28 anni come Berardi) è libero: è un esterno di piede sinistro, il suo contratto è scaduto e quindi il cartellino non costa niente, mentre i fatti hanno dimostrato che il suo ingaggio alla Juventus (quattro milioni netti all’anno) era un po’ sovradimensionato. Sempre considerando il disperato bisogno di giocatori italiani in lista, che ne direste di un Bernardeschi da ricostruire – e chi, se non Pioli e l’ambiente Milan, può farlo? – magari insieme a CDK? Ok, la smetto.

Anzi no: segnalo il mio ennesimo pupillo. Matteo Cancellieri, esterno destro di piede sinistro, classe 2002, scuola Roma, adesso al Verona, già nel giro della Nazionale. Prendiamolo, e basta, come investimento per il futuro. Non dite che non ve lo avevo detto.

ATTACCO

In attacco i giochi sembrano fatti. In supporto a Giroud, che si è ampiamente meritato la conferma con gol non numerosissimi ma di alto peso specifico (i due del derby da soli valgono sei punti e una buona fetta di scudetto) e una leadership indiscussa, dovrebbe arrivare dal Liverpool in scadenza di contratto (quindi gratis) Divock Origi, attaccante belga di buona struttura fisica ma decisamente più mobile di Giroud: Origi può giocare all’occorrenza anche come esterno destro (nella posizione di Leao) e sa correre in campo aperto con il pallone. L’operazione – che dovrebbe essere annunciata a breve (come si dice da sei mesi!) – sembra un buon mix di costi, benefici, incastro tecnico. Il giovane serbo Marco Lazetic (2004) finora non ha incantato e sembra destinato alla Primavera o a un prestito.

Sullo sfondo c’è sempre Ibrahimovic: come sappiamo si è operato al sofferentissimo ginocchio sinistro e – se tutto va bene – potrebbe tornare verso metà campionato, dopo la lunga e assurda pausa per il mondiale del Qatar. Se tutto va bene. E se non va bene, cosa che a 41 anni può anche capitare (anche se non esistono statistiche al riguardo poiché nessuno gioca a 41 anni)?

Due idee. La prima è un giovane da tenere in rosa come terza punta: la mossa Pellegri – che non ha funzionato del tutto – per me era molto intelligente; si trattava di un giocatore giovane ma con esperienza, che si era un po’ perso. A metà stagione il Milan ha perso le speranze, Pellegri (che è del Monaco) è andato al Torino e per poco non ci faceva gol, e ora gioca titolare nell’Under 21, a dimostrazione che l’idea di rigenerarlo non era proprio folle, anzi, riprendiamolo. Una cosa del genere, ammesso di trovarla? Oppure un giovane della nostra Primavera, sempre per il discorso delle liste? I nomi sono presto fatti: o il già citato Lorenzo Colombo, oppure il migliore attaccante dell’ultimo campionato Primavera, Marco Nasti, classe 2003. Certo, se già Colombo (che ha fatto un po’ di esperienza in serie B) non avrebbe moltissime possibilità di giocare, Nasti, più giovane e inesperto, ne avrebbe ancora meno. Però il suo potrebbe essere una specie di stage, prima di andare a confrontarsi con il calcio vero in provincia: meglio tenere lui, che non ha ancora iniziato il suo processo di crescita da professionista, che bloccare quello – discretamente avviato – di Colombo.

Rinnovo meritato per il bomber della Primavera, Marco Nasti

Oppure. C’è un’idea che mi frulla in testa: Andrea Belotti. Un altro giocatore a parametro zero; un altro giocatore italiano per le liste; un altro giocatore che ha sprecato i suoi anni migliori in provincia; un altro giocatore da recuperare (avrete capito che le storie di successo, caduta e redenzione sono le mie preferite); un giocatore di carattere, votato al sacrificio oltre che al gol; un giocatore, si dice, di chiara fede milanista che non aspetta altro che una chiamata da Maldini. Troppo affollamento? Forse sì: con Ibra recuperato, quattro attaccanti centrali per una squadra che gioca con un modulo a una sola punta sono troppi. Però ricordiamoci che Origi sa fare anche l’esterno; che Ibra boh; e che quest’anno si gioca la Champions League, e possibilmente non solo per vedere l’effetto che fa.

CONCLUSIONI

Abbiamo vinto lo scudetto. Abbiamo un bilancio in ordine, senza debiti. Abbiamo una proprietà forte, anzi due. Abbiamo un sacco di sponsor entusiasti. Insomma, potremo levarci qualche voglia, finalmente? Non chiediamo molto: un difensore centrale forte e veloce, un centrocampista di qualità e quantità, un esterno destro che porti gol e assist e una punta sono le mosse obbligate. Magari un terzino sinistro di riserva. Pobega e Adli dovrebbero già essere sicuri. Basta per tornare competitivi a livello internazionale (perché è di questo che stiamo parlando)? Non del tutto. Ma per gli obiettivi del prossimo anno (scudetto – e seconda stella – e quarti di finale di Champions) forse sì. Poi ancora due-tre rinforzi di qualità, eccetera. Anche il nuovo Milan di RedBird crescerà in modo graduale, senza follie, guardando con un occhio al presente e uno al futuro. Fino alla prossima coppa, speriamo quella più bella.