Calcio

Mercato Milan: la barca è in buone mani

4 Settembre 2021

«Diciamolo subito: la prima reazione alla campagna acquisti del Milan è di incompiutezza. Eravamo partiti bene, ma ritrovarci a sperare fino agli ultimi minuti in un difensore centrale, quale che fosse, e apprendere nei penultimi minuti che Bakayoko sarebbe andato al Napoli in prestito secco (non potevamo farlo anche noi, invece di disquisire di diritto o obbligo di riscatto per due mesi?) lascia un po’ l’amaro in bocca».

Si concludeva così, un anno fa (cioè non era un anno esatto perché con il Covid i tempi si erano un po’ allungati, ma ci siamo capiti) il mio tradizionale e superfluo post sul mercato del Milan. Così a prima vista potremmo dire che Bakayoko questa volta è arrivato, che i difensori centrali più o meno ci sono e che forse un pizzico di incompiutezza rimane, anche se lieve.

A giugno avevo cercato di immaginare quali sarebbero state le esigenze della squadra e le relative mosse della cosiddetta MMM (Maldini, Massara, Moncada). Come è andata, in realtà? Ma – soprattutto – siamo soddisfatti?

PORTIERI

Qui non era difficile: il Milan aveva già comprato Maignan, quindi il grosso era fatto. È rimasto Tatarusanu (“perché lo hai definito scaleno?”, mi ha chiesto Steno: non so, non sembra anche a voi costruito usando angoli tutti diversi?) e caso mai la scommessa più stuzzicante era quella su Plizzari come terzo, che effettivamente è rimasto. È uno spreco o un’occasione per imparare? Il dubbio resta. Il voto, comunque, è altissimo per la velocità con cui il Milan ha risposto al commiato dell’attuale riserva di Keylor Navas ingaggiando il portiere meno battuto d’Europa. Io – per come si erano messe le cose – sono più che soddisfatto. Bravi, voto 10.

DIFENSORI

Qui bene, quasi benissimo, ma.

La linea a quattro titolare era fatta: Calabria, Tomori, Kjaer, Hernandez. Ottimo il riscatto di Tomori a 29,2 milioni (son soldi, ma forse non così tanti, visto l’andazzo). Molto brillanti anche le soluzioni per i due esterni “di riserva” (anche se abbiamo detto che il concetto di titolare e riserva è un po’ superato): a sinistra Fodé Ballo-Touré che, oltre ad avere un nome bellissimo, sembra un ottimo atleta, è dotato di gran corsa (nasce esterno d’attacco), di un buon fisico (è alto 1,82) ed è stato acquistato a titolo definitivo per poco più di quattro milioni, apparentemente poco in relazione al profilo di un giocatore che è passato dalle giovanili del Psg e dal Monaco, che forse non ha mantenuto tutte le promesse ma può sempre farlo. Ancora più creativa (lo avevamo detto e lo ripeteremo: sarà un mercato di idee) la soluzione per la fascia destra: il veterano Alessandro Florenzi, ex core de Roma mai entrato in piena sintonia con la piazza, passato da squadre importanti come Valencia e Psg (ancora), nazionale italiano e soprattutto giocatore ultra-versatile in grado di giocare sia terzino sia esterno d’attacco, ma all’occorrenza anche a centrocampo (“anche in porta”, ha detto lui, cavalcando con senso del teatro la sua celebrata duttilità), il tutto per un prestito oneroso di circa un milione con un riscatto molto contenuto. Bene.

Alessandro Florenzi (foto dal sito acmilan.com)

E allora il “ma”? Il “ma” riguarda innanzitutto le cessioni: dobbiamo ringraziare il buon Laxalt per i 3,5 milioni di attivo a bilancio (gli unici); Mattia Caldara è andato in prestito al Venezia e non mi stupirei se il Milan pagasse parte dell’ingaggio, mentre per Andrea Conti non si è trovata una soluzione: il giocatore è rimasto, ma ai margini della squadra e francamente mi dispiace per lui (non mi risulta che abbia fatto alcunché di male) e per noi, che magari avremmo potuto incassare qualcosa o solo risparmiare uno stipendio. E poi c’è il caso assai spinoso di Alessio Romagnoli, capitano del Milan, con un solo anno di contratto, assistito da Mino Raiola: non era il caso di rinnovarlo o di venderlo? Di fatto resta, un ottimo “terzo titolare”, ma in una situazione destinata prima o poi ad inacidirsi come altre che già abbiamo assaggiato quest’estate. Il quarto difensore centrale è Matteo Gabbia (’99), un onesto prodotto del vivaio che piano piano accumula esperienza.

(Ah, è poi c’è il centauro Pierre Kalulu, metà terzino destro metà centrale, un gol da campione in Under 21: sarà – lo è già stato – sempre più l’uomo delle emergenze e delle missioni impossibili).

Ecco, diciamo che risolvere il caso Romagnoli e mettere in rosa un giovane di talento e con una fisicità più contemporanea, alla Tomori per capirci, (come diceva un anno fa lo stesso Maldini) mi avrebbe fatto stare meglio. Ma. Voto 8.

CENTROCAMPISTI

Giunti alla voce centrocampo potremmo finalmente fermarci a festeggiare, ma anche qui c’è un “ma” e sapete già qual è.

Partiamo dalle buone notizie. A fine stagione il Milan non ha riscattato il mio antico pupillo Sandro Tonali: si è seduto con il presidente del Brescia (e – presumo – con l’agente del giocatore) e ha ottenuto di abbassare il costo del cartellino mentre il giocatore sembra essersi autoridotto l’ingaggio. Risultato: il nuovo Tonali deve essersi sentito liberato dal peso del suo alto valore di mercato, si è presentato molto più deciso in campo e ha addirittura segnato – su punizione “alla Pirlo” – il primo gol casalingo della stagione. Incidentalmente il regista della Nazionale, Jorginho, lo ha individuato come suo erede (ma sarà tutto da dimostrare). Intanto Sandro, confermando pazienza e umiltà, si è preso in mano l’Under 21 e nella prima partita – non proibitiva, va detto – ha messo il piede in tutti i tre i gol azzurri. Ma soprattutto ha definitivamente scollinato il suo rapporto con il pubblico, diventando di fatto una specie di “capitan Futuro“, per usare un termine molto romano ma che rende bene l’idea.

Sandro Tonali, capitano dellìUnder 21 (per ora)

Fin qui benissimo, quindi. Di Bakayoko abbiamo accennato: è tornato “a casa”, apparentemente molto felice, con un buon prestito biennale con diritto/obbligo di riscatto che gli garantisce un orizzonte temporale abbastanza lungo. Resta Bennacer, che sta rientrando in forma un po’ alla volta ma di cui conosciamo le virtù, mentre Tommaso Pobega è andato in prestito al Torino dopo un buon precampionato. Ma?

Ma qui abbiamo la – grossa – grana di Kessie, che malgrado le dichiarazioni d’amore inviate dalle Olimpiadi di Tokyo, non ha rinnovato il suo contratto, chiede compensi astronomici e a quanto si legge flirta con squadre di mezza Europa come un Donnarumma qualsiasi. Questa, ammettiamolo, dal Presidente non ce l’aspettavamo. Che cosa hanno in mente Maldini e Massara? Ci faremo sfilare il terzo titolare a fine contratto? O contano di trovare la quadra per rinnovare? Big problem, inutile girarci intorno: Kessie è un giocatore decisivo, poco rimpiazzabile, anche in ragione della sua forza fisica superiore. È, se mi passate il paragone, un Lukaku del centrocampo che – prima ancora di iniziare a giocare a pallone – mette in campo un corpo impossibile da spostare o da aggirare. Con Kessie rinnovato avremmo un centrocampo finalmente completo, con quattro giocatori quasi completamente intercambiabili. Così li abbiamo lo stesso, ma non sappiamo per quanto.

Yacine Adli, classe 2000 del Bordeaux: un po’ di pazienza e ci farà divertire.

C’è però una buonissima notizia, a mio avviso. Il Milan ha bloccato quello che è stato il mio pallino estivo di quest’anno (posso dimostrarvelo), Yacine Adli: un giovanotto francese classe 2000 che gioca (nel Bordeaux) non si capisce bene se da centrocampista o da trequartista. O, meglio, si capisce che è un centrocampista box-to-box che può partire dalla metà campo e arrivare all’area avversaria, perfetto per interpretare il ruolo di trequartista alla Pioli, cioè con un grande coinvolgimento anche in fase di copertura. È un giocatore alto (1,86), longilineo, elegante, bello da vedere quando corre con la palla al piede: insomma… non fatemi dire altro. Purtroppo, però, il Milan lo ha, sì, acquistato, ma lo ha lasciato in prestito per un anno allo stesso Bordeaux, evidentemente allo scopo di abbassarne il prezzo: lo avevamo detto che sarebbe stato un mercato di pochi soldi e tante idee, e questa secondo me è un’idea davvero brillante. Tra un anno Adli non sarà il sostituto di Kessie se le cose dovessero andar male (sarebbero casomai molto complementari se dovessero andar bene) ma è un tassello davvero interessante del Milan del futuro, come pure – credo – lo stesso Pobega (che sogno un centrocampo made in Italy Tonali-Pobega ve l’ho già detto, vero?).

Adli, la mia ossessione dell’estate 2021. Per fortuna la pensavano così anche MMM.

E la Coppa d’Africa? Sappiamo già che Kessie e Bennacer ci lasceranno per un mesetto (9 gennaio-6 febbraio) a vedercela con – tra le altre – Roma, Juventus e Inter: il duo a quel punto titolarissimo sarà (niente male) Tonali-Bakayoko; alle loro spalle Rade Krunic, che non a caso Pioli ha impiegato da mediano nelle prime due partite di campionato (senza convincermi). Krunic è il classico giocatore che gli allenatori amano più dei tifosi, perché fa un sacco di lavoro oscuro, copre il campo, corre (quinto giocatore della serie A per chilometri percorsi nelle prime due giornate), pressa, e insomma fa tutte le cose encomiabili che fanno quei giocatori lì. Il problema, a mio modesto avviso, è che quando ha la palla fra i piedi emergono tutti i suoi limiti. E poi? Vedremo Florenzi mediano? O qualcuno dalla Primavera?

Che dire? Preghiamo (forse Allah, visto il contesto culturale) per la salute dei nostri centrocampisti e per una rapida eliminazione di Algeria e Costa d’Avorio dalla Total Africa Cup of Nations (dove Total è lo sponsor, non un aggettivo).

Voto otto. Nove se Kessie rinnova.

TREQUARTISTI

Quando ci eravamo lasciati, Calhanoglu era agli Europei a rimediare cattive figure, trattava il suo rinnovo e assicurava che avrebbe “messo il Milan al primo posto”. All’epoca scrissi: «La mia sensazione è che questo comportamento stucchevole abbia prodotto nell’animo sensibile di Paolo Maldini un sano senso di esasperazione à la Donnarumma e che pertanto la teorica offerta di quattro milioni all’anno sempre sul tavolo sia sempre meno valida […] In ogni caso secondo me non vedremo più Calhanoglu».

È andata esattamente così. Quello che non ci saremmo mai aspettati è che: a) sull’infido turcomanno si avventasse l’ancor più infida seconda squadra di Milano, trovatasi nella necessità di sostituire Eriksson (e il fatto che sia stato il milanista Kjaer a salvargli la vita rende la vicenda ancora più beffarda); b) che il Milan non avesse una soluzione pronta esattamente come per Donnarumma. O, meglio: la soluzione numero uno è stata quella di ottenere dal Real Madrid il prestito biennale con diritto di riscatto e controriscatto (morale: se il Real lo vuole se lo riprende) di Brahim Diaz che, per dimostrare che non ha paura di niente, ha chiesto e ottenuto la maglia numero 10!

Per gran parte dell’estate, tuttavia, i tifosi hanno dato per scontato che Diaz sarebbe stato un’eccellente sostituto alle spalle del trequartista titolare: così, giorno dopo giorno, le voci di mercato si sono succedute (De Paul, Sabitzer, Vlasic, Isco, James, fino all’imprudente francesino Faivre, che ha pensato bene di non presentarsi a una partita del Brest, sabotando così – dicunt – il suo trasferimento a Milano!), i giornalisti sportivi hanno avuto modo di dimostrare la loro totale sprovvedutezza (e spesso anche il poco buonsenso) non azzeccando mezzo nome, il nervosismo del pubblico è cresciuto fino a temperature altissime, finché – l’ultima notte di mercato – il Milan ha annunciato l’acquisto in prestito con diritto di riscatto di… Junior Messias, un brasiliano trentenne che giocava nel Crotone retrocesso e che solo pochi anni fa per campare faceva il corriere.

La più bella foto dell’estate. Fra yacht ed emiri, qui, signori, abbiamo un uomo vero.

First reaction, shock. I server di Twitter si sono fusi. Ma come? Cerchiamo il trequartista titolare per l’anno del ritorno in Champions League e voi ci prendete un trentenne ex-Crotone che cinque stagioni fa giocava in serie D e l’anno prima in Eccellenza? In effetti.

Poi.

Poi piano piano, come sempre accade quando la prima reazione è shock e nessuno si è preparato per tempo, le notizie su questo Messias (perfetto per giocare con Ibrahimovic che si considera Dio e per svezzare il mediano della Primavera, Di Gesù) hanno cominciato – lentamente – a diffondersi. E allora si scopre che nella scorsa stagione Messias ha fatto nove gol e cinque assist; ma non solo: è stato il secondo calciatore del campionato per dribbling riusciti dopo De Paul; che è stato il brasiliano con più dribbling riusciti nei cinque maggiori campionati europei (quindi davanti a Neymar); che i giudizi su di lui da parte di tutti gli tecnici che lo hanno allenato sono estremamente lusinghieri: e non solo sulla persona (la sua vita romanzesca lo ha reso probabilmente più maturo di molti suoi colleghi), ma proprio sulla tecnica calcistica (a Stroppa ricorda Savicevic). Insomma, da quanto si capisce Messias è un fantasista di piede sinistro, dotato di ottimo dribbling e di uno “strappo” notevole sul primo passo, che può giocare di preferenza sulla fascia destra, per rientrare sul suo piede, ma anche come trequartista centrale. Dove lo schiererà Pioli? Io credo più a destra, dove il titolare attuale è Saelemaekers (e dove invece Castillejo sembra un po’ fuori dai giochi, tanto che si è provato a venderlo in tutti i modi); ma, certo, non possiamo pensare che il talentuoso Brahim giochi tutte le partite: e allora magari qualche volta vedremo Messias fare il trequartista, altre volte vedremo un solido 4-4-2 senza trequartista e con due punte (che NON saranno Ibra e Giroud: poi ci torniamo).

Sul resto del reparto, come avevo pronosticato Hauge è stato ceduto, generando una discreta plusvalenza. I tifosi lo hanno rimpianto, il papà del giocatore ha twittato gli auguri al Milan per la Champions, insomma ci si è lasciati molto bene in un tripudio di cuoricini, neanche JP avesse giocato al Milan dieci anni, magari un giorno, chissà. A sinistra restano quindi Rafa Leao (atteso a un anno decisivo per costanza e concretezza, leggasi fare gol) e l’imperscrutabile ma in fondo simpatico Ante Rebic, che segna solo nel girone di ritorno.

Ah. Per gli appassionati di potenziali campioni, il Milan ha acquistato dal Parma Chaka Traorè, esterno d’attacco di piede destro classe 2004. Il ragazzo ha già debuttato in Serie A con il Parma e verosimilmente verrà aggregato alla nostra Primavera, ancorché sotto età, e tenuto d’occhio da Pioli. Ha un talento fenomenale, questo è indubbio. Adesso si tratta di capire se è un Mastour o un Neymar.

Voto sette. Ci siamo fatti trovare un po’ impreparati, ma se Messias ingrana, il voto si alza.

PUNTE  CENTRALI

Qui, ancora una volta, Maldini ha fatto due giocate geniali e opposte. Oltre ad avere confermato Zlatan Ibrahimovic (un gesto coraggioso, data l’età e il non banale infortunio al ginocchio), si è assicurato dapprima i servigi di Olivier Giroud a costo quasi zero (un piccolo indennizzo è servito a tenere buoni rapporti con Marina Granovskaia, la temuta Ceo del Chelsea), il quale Giroud si è sdebitato con una doppietta contro il Cagliari: il francese è un giocatore forte fisicamente, tecnico, intelligente, perfettamente integro malgrado i 34 anni, che porta in dote tanta esperienza per la Champions, gol e gioco.

Pietro Pellegri, ex predestinato, classe 2001. (Foto da acmilan.com)

“Una buona scelta? – scrivevo a giugno – Forse sì, se all’ombra dei due stagionati colossi si trovasse il anche il modo di far crescere una giovane promessa”. Maldini e Massara devono avere letto: e hanno pescato, sorprendendo tutti, nientemeno che l’ex-next big thing del calcio italiano, Pietro Pellegri, un ragazzone di 1,88 per 80 chili, classe 2001, giovanissimo eppure già famoso per essere esordito in Serie A all’età di 15 anni e 280 giorni, per avere segnato il primo gol a 16, essere stato ceduto al Monaco a neanche 17 anni per 31 milioni e lì finire fuori dai radar, a causa dei numerosi infortuni. Il Milan, dicevamo, ha fatto una scommessa difficilmente criticabile: prestito per un milione, altri sei se si deciderà di riscattarlo. Se le cose andranno male (speriamo vivamente di no), il costo sarà stato estremamente contenuto; se al contrario Pellegri confermerà di avere le stimmate del campione che apparivano evidenti quando era poco più di un bambino, il Milan avrà messo un bel tassello nella squadra del futuro al costo complessivo di sette milioni, per un giocatore che da minorenne ne valeva 31 e che ha ancora almeno dieci anni di carriera davanti (venti se si ispira a Ibra).

Giroud e Ibra giocheranno insieme? Molti giornalisti si sono già sbilanciati, e il notoriamente inaffidabile Tuttosport ha tracciato addirittura una road map che vede i due giganti in campo per la partita contro la Juve. Io invece credo che questo accadrà solo in circostanze estreme, come ad esempio una situazione di pareggio in casa a dieci minuti dalla fine, e mai dall’inizio. Ma staremo a vedere.

Voto nove: due scommesse a basso costo, il vecchio bucaniere e la giovane promessa. E Ibra a benedire il tutto.

Molto bene, ragazzi.

INSOMMA

«Sarà un mercato che richiederà molta creatività nelle formule (prestiti di ogni tipo, qualche parametro zero – spirito di Galliani, esci da questo corpo!), molta capacità di scouting, qualche cessione magari dolorosa […]. Sarà un mercato di scelte, scelte vere», scrivevo il 13 giugno.

Lo è stato: il Milan ha perso due giocatori importanti, ha sostituito benissimo il più forte dei due, mentre sul secondo il giudizio resta sospeso. Ha comprato giocatori molto esperti (Giroud, Florenzi) e molto giovani (Pellegri). Ha speso soldi veri (circa 60 milioni, ridendo e scherzando, circa la metà dei più spendaccioni d’Europa). Ha sfruttato bene la leva del prestito, in alcuni casi rendendolo biennale. Ha bloccato un giocatore interessantissimo (Adli), anche se solo per la prossima stagione. Ha contenuto le cessioni dolorose (Hauge). Ha scommesso sul giocatore meno sexy del mondo (Messias). Ha completato undici acquisizioni mischiando tutte le tipologie contrattuali. Ha tenuto i conti in ordine, missione numero uno della proprietà (e tutto sommato non è un male, sia che Elliott resti a lungo, sia che si prepari a vedere a un azionista più stabile). Avrebbe potuto lavorare meglio sulle uscite (Castillejo, Conti) e soprattutto (soprattutto!) sui rinnovi (Kessie, Romagnoli), anche se con questa moda dei giocatori che vanno via a zero – o che diventano free agent, diciamolo così, all’americana, che magari fa meno male – dovremo abituarci a convivere, a meno di importanti modifiche regolamentari (io ne ho una da proporre: “Divieto di corrispondere commissioni agli agenti da parte della società, pena la squalifica della società stessa da tutti i campionati professionistici”).

Siamo soddisfatti? Io direi di sì: è forse mancato l’acquisto sensazionale, ma la rosa è finalmente ben coperta in tutti i reparti, con le tanto agognate due scelte (vere) per ogni ruolo. E il futuro – al netto dei difficili rinnovi – appare ben impostato. Voto 8.

Il name of the game è chiarissimo. Questo Milan non parte per vincere (anche se in campionato tutto può succedere, in coppa un po’ meno: Arrigo Sacchi ha già indicato il terzo posto nel girone come obiettivo realistico) ma per rimanere nelle prime quattro posizioni, in modo da partecipare stabilmente alla Champions League e aumentare i ricavi. Solo così potremo tornare a vedere acquisti “da vetrina”.

E adesso silenzio e palla al centro, ché già con la Lazio (senza Giroud) sarà durissima.